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Michele Schirru

  • Negli ultimi 12 mesi la parola “intelligenza artificiale” è entrata in modo prepotente anche nel mondo delle agenzie immobiliari.

    Se ne parla nei giornali, nei convegni di settore, nelle chat tra colleghi.

    Alcuni la vedono come un’opportunità rivoluzionaria, altri come l’ennesima moda passeggera.

    In realtà l’AI è già qui e sta trasformando il modo in cui le agenzie lavorano, comunicano e si presentano ai clienti.

    La verità è semplice: l’intelligenza artificiale non è un robot che sostituisce l’agente immobiliare, ma un insieme di strumenti che possono rendere un’agenzia più efficiente, più veloce e soprattutto più riconoscibile.

    Proprio perché il settore vive di relazioni, fiducia e reputazione, l’uso corretto della tecnologia può diventare la leva che libera tempo agli agenti e allo stesso tempo offre un’esperienza migliore ai clienti.

    L’Intelligenza Artificiale è già il presente

    Immagina di avere un assistente disponibile 24 ore su 24 che risponde alle richieste dei potenziali acquirenti.

    Oppure un sistema capace di analizzare migliaia di dati di mercato e restituirti un report chiaro sul valore degli immobili in un quartiere. O ancora, uno strumento che ti aiuta a scrivere contenuti mirati, senza partire ogni volta da zero.

    Tutto questo non appartiene più al futuro: è realtà quotidiana per chi decide di adottarla.

    Il problema, però, è che molte agenzie immobiliari confondono il concetto.

    Pensano che “fare AI” significhi aggiungere un chatbot qualsiasi al sito, o usare un programma che genera automaticamente annunci. Così facendo, invece di distinguersi, finiscono per sembrare tutte uguali.

    In questo articolo vedremo cosa significa davvero usare l’intelligenza artificiale per un’agenzia immobiliare, quali sono gli errori da evitare e quali strumenti concreti possono fare la differenza.

    Perché non basta dire “siamo innovativi”: serve dimostrarlo con scelte strategiche e con un uso intelligente delle nuove tecnologie.

    Siamo pronti? Partiamo!

    Il tempo sprecato in attività ripetitive

    Uno dei grandi limiti delle agenzie immobiliari tradizionali è il peso enorme delle attività operative.

    Pubblicare annunci, aggiornare i portali, rispondere alle stesse domande dei clienti, inviare email di promemoria, scrivere descrizioni di immobili quasi identiche.

    Tutte attività necessarie, ma che portano via ore preziose e sottraggono energie al vero lavoro dell’agente: costruire relazioni, negoziare, acquisire immobili di qualità.

    Quante volte un titolare di agenzia ha la sensazione di non avere mai tempo per la parte strategica? La giornata si riempie di telefonate, email e micro-compiti che potrebbero essere gestiti da un sistema automatizzato.

    Senza un supporto esterno, il rischio è che gli agenti rimangano intrappolati in un ciclo infinito di “fare-fare-fare”, senza mai fermarsi a ragionare su come crescere davvero.

    L’Intelligenza Artificiale per agenzie immobiliari, se ignorata, diventa una opportunità sprecata: mentre altri settori hanno già ridotto al minimo le attività ripetitive, l’immobiliare resta spesso ancorato a metodi manuali, poco scalabili e costosi in termini di tempo.

    La mancanza di direzione strategica

    C’è un altro problema, ancora più profondo: la tecnologia viene adottata in modo superficiale.

    Molte agenzie inseriscono strumenti “alla moda” solo per poter dire di essere aggiornate.

    Un chatbot improvvisato, un annuncio generato in automatico, un post sui social copiato da un template standard. Questo non è usare l’intelligenza artificiale per agenzie immobiliari nel modo più proficuo e corretto che ci sia.

    Il risultato? Tutte le agenzie finiscono per sembrare uguali, identiche, un clone l’una dell’altra.

    Se il cliente vede lo stesso tono, le stesse descrizioni e lo stesso approccio, perché dovrebbe scegliere proprio te?

    Qui emerge una questione cruciale: l’intelligenza artificiale per agenzie immobiliari non è utile se viene usata senza una visione chiara.

    Non basta inserire uno strumento: serve capire a cosa ti serve davvero, come si integra con la tua strategia di branding, e in che modo ti aiuta a distinguerti.

    Altrimenti non è innovazione, è solo un’altra forma di appiattimento.

    La paura di perdere il controllo

    Infine, esiste un freno culturale.

    Molti agenti temono che affidarsi all’intelligenza artificiale significhi perdere il controllo, sostituire la relazione umana con un algoritmo, rischiare di sembrare “freddi” o impersonali.

    È un timore comprensibile: l’immobiliare è un settore basato sulla fiducia, e la tecnologia non può sostituire la capacità di ascolto o l’empatia di un buon consulente.

    Il problema è che questa paura porta a un atteggiamento di rifiuto totale.

    L’AI viene vista come una minaccia, non come un supporto. Così, mentre altri settori imparano a usarla per liberare tempo e potenziare il proprio brand, molte agenzie restano ferme, continuando a gestire manualmente ciò che potrebbe essere automatizzato.

    La conseguenza è chiara: si lavora di più, ma si cresce di meno.

    E nel frattempo, chi sa integrare l’AI con una strategia intelligente inizia a emergere, a comunicare meglio e a guadagnare terreno.

    Automatizzare senza perdere l’identità

    Il primo passo per usare l’intelligenza artificiale in un’agenzia immobiliare è distinguere tra ciò che può (e deve) essere automatizzato e ciò che deve restare umano.

    L’AI funziona al meglio quando libera tempo agli agenti, permettendo loro di concentrarsi sulla relazione con i clienti.

    Esempi concreti:

    • Chatbot immobiliari: rispondono 24/7 alle domande più comuni, gestiscono richieste di appuntamenti, inviano schede immobiliari. Ma per farlo bene, devono essere configurati con il tono e lo stile dell’agenzia, non come un assistente impersonale che potrebbe essere la voce di chiunque;
    • Email e follow-up automatici: l’AI può personalizzare i messaggi in base al tipo di cliente (proprietario, acquirente, investitore), garantendo continuità nella comunicazione;
    • Descrizioni immobili: strumenti di generazione testi possono aiutare a scrivere versioni iniziali delle schede, che poi l’agente rifinisce per dare personalità e accuratezza.

    Così, l’agenzia non perde la propria voce, ma ottiene un supporto che fa risparmiare ore ogni settimana.

    Analisi dei dati e conoscenza del territorio

    Uno dei punti deboli storici delle agenzie immobiliari è la capacità di dimostrare con dati concreti la propria conoscenza del mercato locale: l’Intelligenza Artificiale può fare la differenza.

    Con strumenti di data analysis e machine learning, oggi è possibile:

    • incrociare dati pubblici (OMI, catasto, portali) e privati (database interni) per generare report di quartiere;
    • calcolare valori medi al metro quadro aggiornati in tempo reale;
    • prevedere i tempi medi di vendita e identificare i micro-trend (es. “trilocali sotto i 90 mq si vendono il 20% più velocemente in questa zona”);
    • segmentare il pubblico per tipologia (famiglie, investitori, studenti, ecc.) e personalizzare le strategie di comunicazione.

    Questa applicazione non solo aumenta la precisione delle valutazioni, ma soprattutto rafforza il posizionamento dell’agenzia come esperta del territorio.

    In un mercato in cui i proprietari danno per scontata la conoscenza locale, portare numeri e insight significa trasformare una promessa generica in una prova concreta.

    Marketing e contenuti AI-powered

    L’Intelligenza Artificiale è uno strumento potente per la comunicazione delle agenzie immobiliari.

    Troppo spesso i contenuti social o i testi dei siti web risultano banali, standardizzati, indistinguibili da quelli della concorrenza.

    L’AI può ribaltare la situazione, a patto che venga usata con una strategia chiara.

    Alcuni esempi pratici:

    • Generazione di idee per contenuti locali: articoli blog, caroselli social, newsletter con focus sul quartiere (prezzi, nuove scuole, servizi in arrivo);
    • Video e immagini AI: strumenti come Canva possono creare visual accattivanti per presentare immobili, trend di mercato o spiegazioni grafiche;
    • Personalizzazione delle campagne pubblicitarie: algoritmi che analizzano il comportamento degli utenti permettono di targettizzare meglio gli annunci, evitando sprechi di budget e aumentando l’efficacia.

    Il punto chiave non è “produrre più contenuti”, ma produrli in modo coerente con l’identità dell’agenzia.

    L’Intelligenza Artificiale diventa così un acceleratore creativo e operativo, senza sostituire la direzione strategica che spetta al titolare o al consulente di comunicazione.

    Il punto non è “se” usarla, ma “come”

    L’intelligenza artificiale non è un gadget da aggiungere all’agenzia immobiliare per sembrare moderni.

    È uno strumento che, se usato con visione, cambia radicalmente il modo di lavorare: riduce il tempo sprecato in attività ripetitive, rende più precise le valutazioni, rafforza la comunicazione e costruisce un’immagine di autorevolezza.

    Un chatbot lasciato a se stesso, un testo generato senza controllo, una campagna automatica senza strategia: tutto questo rischia di banalizzare il lavoro dell’agenzia, invece di valorizzarlo.

    Al contrario, un uso consapevole e mirato dell’AI permette di trasmettere competenza e fiducia, liberando risorse per ciò che nessun algoritmo potrà mai sostituire: la relazione umana con il cliente.

    Il futuro del marketing immobiliare non sarà fatto di portali sempre più costosi e agenzie sempre più simili.

    Sarà fatto da chi saprà distinguersi, mostrando al mercato una voce unica e una conoscenza reale del territorio.

    E l’intelligenza artificiale, in questo scenario, è un acceleratore formidabile: non crea identità, ma la amplifica.

    Non sostituisce la strategia, ma la rende più efficace.

    La domanda allora è semplice: vuoi continuare a competere sul prezzo e sulla visibilità, o vuoi costruire un brand riconosciuto e duraturo?

    Se scegli la seconda strada, l’intelligenza artificiale è il tuo alleato.

    Non per fare miracoli, ma per trasformare ciò che già sei in qualcosa di più chiaro, più veloce, più convincente.

    Il cambiamento non è una minaccia: è un’opportunità.

    Chi saprà coglierla adesso, avrà un vantaggio competitivo enorme nei prossimi anni.

  • Quando un proprietario sceglie a chi affidare la vendita della sua casa, qual è uno dei primi criteri che vengono considerati?

    Se pensi alle provvigioni, ti sbagli.

    Il Property Academy Home Moving Trends Survey 2022-23 (UK) rivela che il 36% dei venditori sceglie l’agente immobiliare in base alla sua conoscenza del mercato locale.

    Solo l’11% cita le tariffe basse tra i motivi principali, e appena il 6% decide esclusivamente sul costo.

    Al contrario, qualità come ascolto e comprensione (73%) e professionalità/cortesia (72%) contano molto di più.

    E in Italia? I dati FIMAA ci dicono che il 10% la considera “irrinunciabile”.

    Inoltre, il 70% la riconosce come punto di forza di un’agenzia.

    Tradotto: non lo dichiarano, ma se manca… non ti scelgono.

    Fiducia e presenza locale: i numeri parlano chiaro

    Un sondaggio Zoopla (UK, 2025) rafforza il quadro:

    • il 20% dei venditori considera la vicinanza e la presenza locale più importante del prezzo;
    • il 13% sceglie l’agente perché è ben noto sul territorio per competenza ed esperienza.

    Non è quindi questione di “chi costa meno”, ma di chi ispira fiducia perché radicato nel quartiere, conosciuto, riconosciuto.

    E qui la domanda sorge spontanea: la tua agenzia è percepita come parte viva del territorio o come una sigla in più tra tante?

    Italia: perché conta “meno” anche se in realtà conta tantissimo

    I dati italiani mostrano una sfumatura diversa rispetto al Regno Unito.

    La conoscenza locale non viene citata come requisito primario. Perché? Perché i proprietari la danno per scontata.

    Come dire: “Se sei un agente della mia zona, ovvio che conosci il mercato.”

    Ma quando non lo dimostri, la fiducia crolla.

    La competenza territoriale non è un bonus, è un prerequisito, se poi la sai dimostrare in modo tangibile diventa un vantaggio competitivo enorme.

    Dal claim alla prova: come comunicarlo

    Quante agenzie scrivono “Conosciamo il territorio”?

    Troppe. Ed è una frase che suona vuota, generica, indistinguibile.

    Vuoi che i venditori ti credano? Devi dimostrarlo con i dati e con esempi concreti:

    • Prezzo medio al mq per ogni quartiere
    • Tempo medio di vendita negli ultimi 6 mesi
    • Tipologie più richieste (bilocali, trilocali, villette)
    • Micro-trend (“In questo quartiere i trilocali sotto i 90 mq si vendono il 20% più velocemente”)

    Quando comunichi queste informazioni in maniera regolare attraverso i tuoi canali Social e non solo, avviene la magia.

    Non stai solo raccontando la tua conoscenza: la stai mettendo sotto gli occhi del cliente: il 70% delle persone che la riconosce come punto di forza ti premia.

    Perché questi numeri sono fondamentali per il tuo posizionamento

    Il prezzo non è il driver principale: solo una minoranza sceglie per risparmiare.

    La fiducia conta più del costo: vicinanza, reputazione e competenza locale pesano di più.

    La professionalità è percepita: ascolto e cortesia sono driver quasi universali.

    Quindi, se il tuo marketing continua a parlare di “provvigioni basse” e “visibilità sui portali”, stai andando nella direzione sbagliata.

    Se invece dimostri di conoscere il territorio meglio di chiunque altro, non sei uno tra tanti: sei la scelta naturale.

    Il vero marketing è radicamento

    Il marketing immobiliare non è pubblicare immobili: non è dire “siamo su Idealista” e su tutti gli altri portali.

    È costruire fiducia nel tempo:

    • con dati locali chiari e aggiornati,
    • con una presenza costante nel territorio,
    • con la capacità di ascoltare e comprendere le persone.

    Vuoi continuare a sembrare un’agenzia tra tante, o diventare quella di riferimento nel tuo quartiere?

  • “Marketing e Agenzie Immobiliari, un ossimoro.”

    Così comincia Russell Quirk, imprenditore britannico e voce fuori dal coro del real estate. E no, non è un’esagerazione, è una constatazione dura ma necessaria.

    Per intenderci, l’ossimoro è:

    Figura retorica consistente nell’accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari. “lucida pazzia”

    In poche parole, il marketing sta alle agenzie immobiliari come il cervello sta a un manichino: puoi vestirlo bene quanto vuoi, ma se non ragiona e non cammina, non va da nessuna parte.

    Perché nel settore immobiliare — in Italia forse più che altrove — si continua a confondere la pubblicità con il marketing, la visibilità con l’autorevolezza.

    Ma se oggi la concorrenza è ovunque, se ogni zona è affollata da decine di agenzie che dicono tutte le stesse cose, cosa ti distingue davvero?

    Il grande equivoco: essere presenti ≠ essere scelti

    “Facciamo marketing: siamo su tutti i portali.”

    Quante volte l’hai sentito dire? Quante volte l’hai pensato anche tu?

    Essere presenti online non significa avere un’identità.

    Apparire in mezzo ad altri 12 loghi non vuol dire essere riconosciuti.

    Il marketing non è esserci, ma farsi scegliere.

    E per essere scelti, devi posizionarti: devi comunicare cosa rappresenti.

    Perché un proprietario dovrebbe affidarsi proprio a te?

    Cosa renderebbe insensata la scelta di un altro?

    Se non sai rispondere a queste domande, il marketing non può aiutarti.

    Perché il marketing amplifica solo ciò che sei — e se non hai una direzione, amplificherà solo confusione.

    Il branding: il vero asset dimenticato

    Quante agenzie italiane lavorano davvero sul proprio brand?

    Non parlo del logo, né dei colori coordinati del sito.

    Parlo di reputazione percepita. Di posizionamento strategico.

    Parlo della risposta alla domanda: “cosa pensano di te le persone quando sentono il nome della tua agenzia?”

    Quando diciamo “Apple”, “Tesla”, “Coca-Cola”, sappiamo esattamente cosa aspettarci.

    Se il tuo nome finisce nel passaparola di un venditore, cosa si attiva nella sua testa?

    Se la risposta è “boh, un’agenzia come tante”, allora hai un problema di branding.

    E nessun investimento su Facebook o Immobiliare.it potrà risolverlo.

    Il nodo: voglio tutto e subito

    Fare branding richiede tempo.

    Ed è qui che si rompe tutto, perché il nostro settore vive nell’immediato, nel qui ed ora.

    Quanti colleghi abbandonano un contatto se non si trasforma in incarico entro 7 giorni?

    Quante agenzie non coltivano un database, non mandano una newsletter, non fanno follow-up?

    Nel frattempo, si spendono migliaia di euro in portali o campagne “a freddo”, sperando nel colpo di fortuna.

    Ma la verità è semplice: senza costruzione, non c’è conversione.

    Senza fiducia, il proprietario non ti ascolta. E non ti ascolta perché sei senza un posizionamento, sei solo uno dei tanti.

    Il marketing che funziona davvero (e perché non lo fa quasi nessuno)

    Un brand forte prepara il terreno.

    Quando entri in casa di un venditore già convinto, non stai più vendendo: stai solo confermando una scelta.

    Chi ti conosce, si fida.

    Chi ti riconosce come diverso, è disposto anche a pagare di più.

    Ma chi lavora in questo modo? Chi ha la pazienza di costruire una percezione coerente nel tempo?

    Le agenzie che hanno capito questo non vendono più immobili, vendono la sicurezza di affidarsi a un certo tipo di azienda.

    In Italia, il panorama è spesso fermo a slogan generici, post copia-incolla e vetrine digitali senza anima.

    E se tu volessi fare qualcosa di diverso? Devi smettere di essere uno tra tanti

    Se vuoi che la tua agenzia venga scelta da proprietari e acquirenti, devi scegliere tu per primo chi sei.

    E comunicarlo con chiarezza, costanza, coerenza.

    Il marketing non crea valore, lo trasmette.

    Il branding non porta risultati domani, ma fa la differenza tra essere cercati o dimenticati.

    Nel 2025, non basta “essere su Instagram” o “mettere tutte le case su Idealista”.

    Serve una strategia, un’identità, un posizionamento.

    Non per piacere a tutti, ma per farsi scegliere dai clienti giusti.

    PS. Vuoi smettere di rincorrere i lead e iniziare a costruire autorevolezza?

    Inizia da qui → micheleschirru.it