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Michele Schirru

  • “Marketing e Agenzie Immobiliari, un ossimoro.”

    Così comincia Russell Quirk, imprenditore britannico e voce fuori dal coro del real estate. E no, non è un’esagerazione, è una constatazione dura ma necessaria.

    Per intenderci, l’ossimoro è:

    Figura retorica consistente nell’accostare, nella medesima locuzione, parole che esprimono concetti contrari. “lucida pazzia”

    In poche parole, il marketing sta alle agenzie immobiliari come il cervello sta a un manichino: puoi vestirlo bene quanto vuoi, ma se non ragiona e non cammina, non va da nessuna parte.

    Perché nel settore immobiliare — in Italia forse più che altrove — si continua a confondere la pubblicità con il marketing, la visibilità con l’autorevolezza.

    Ma se oggi la concorrenza è ovunque, se ogni zona è affollata da decine di agenzie che dicono tutte le stesse cose, cosa ti distingue davvero?

    Il grande equivoco: essere presenti ≠ essere scelti

    “Facciamo marketing: siamo su tutti i portali.”

    Quante volte l’hai sentito dire? Quante volte l’hai pensato anche tu?

    Essere presenti online non significa avere un’identità.

    Apparire in mezzo ad altri 12 loghi non vuol dire essere riconosciuti.

    Il marketing non è esserci, ma farsi scegliere.

    E per essere scelti, devi posizionarti: devi comunicare cosa rappresenti.

    Perché un proprietario dovrebbe affidarsi proprio a te?

    Cosa renderebbe insensata la scelta di un altro?

    Se non sai rispondere a queste domande, il marketing non può aiutarti.

    Perché il marketing amplifica solo ciò che sei — e se non hai una direzione, amplificherà solo confusione.

    Il branding: il vero asset dimenticato

    Quante agenzie italiane lavorano davvero sul proprio brand?

    Non parlo del logo, né dei colori coordinati del sito.

    Parlo di reputazione percepita. Di posizionamento strategico.

    Parlo della risposta alla domanda: “cosa pensano di te le persone quando sentono il nome della tua agenzia?”

    Quando diciamo “Apple”, “Tesla”, “Coca-Cola”, sappiamo esattamente cosa aspettarci.

    Se il tuo nome finisce nel passaparola di un venditore, cosa si attiva nella sua testa?

    Se la risposta è “boh, un’agenzia come tante”, allora hai un problema di branding.

    E nessun investimento su Facebook o Immobiliare.it potrà risolverlo.

    Il nodo: voglio tutto e subito

    Fare branding richiede tempo.

    Ed è qui che si rompe tutto, perché il nostro settore vive nell’immediato, nel qui ed ora.

    Quanti colleghi abbandonano un contatto se non si trasforma in incarico entro 7 giorni?

    Quante agenzie non coltivano un database, non mandano una newsletter, non fanno follow-up?

    Nel frattempo, si spendono migliaia di euro in portali o campagne “a freddo”, sperando nel colpo di fortuna.

    Ma la verità è semplice: senza costruzione, non c’è conversione.

    Senza fiducia, il proprietario non ti ascolta. E non ti ascolta perché sei senza un posizionamento, sei solo uno dei tanti.

    Il marketing che funziona davvero (e perché non lo fa quasi nessuno)

    Un brand forte prepara il terreno.

    Quando entri in casa di un venditore già convinto, non stai più vendendo: stai solo confermando una scelta.

    Chi ti conosce, si fida.

    Chi ti riconosce come diverso, è disposto anche a pagare di più.

    Ma chi lavora in questo modo? Chi ha la pazienza di costruire una percezione coerente nel tempo?

    Le agenzie che hanno capito questo non vendono più immobili, vendono la sicurezza di affidarsi a un certo tipo di azienda.

    In Italia, il panorama è spesso fermo a slogan generici, post copia-incolla e vetrine digitali senza anima.

    E se tu volessi fare qualcosa di diverso? Devi smettere di essere uno tra tanti

    Se vuoi che la tua agenzia venga scelta da proprietari e acquirenti, devi scegliere tu per primo chi sei.

    E comunicarlo con chiarezza, costanza, coerenza.

    Il marketing non crea valore, lo trasmette.

    Il branding non porta risultati domani, ma fa la differenza tra essere cercati o dimenticati.

    Nel 2025, non basta “essere su Instagram” o “mettere tutte le case su Idealista”.

    Serve una strategia, un’identità, un posizionamento.

    Non per piacere a tutti, ma per farsi scegliere dai clienti giusti.

    PS. Vuoi smettere di rincorrere i lead e iniziare a costruire autorevolezza?

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  • Per anni il sito web è stato il biglietto da visita di ogni agenzia immobiliare.

    Homepage con foto patinate, molto spesso di case o persone non reali, sezione “Chi siamo”, qualche immobile in evidenza, modulo di contatto.

    Un modello che ha funzionato fino a quando internet era una vetrina.

    Oggi però la domanda è inevitabile: a cosa serve davvero un sito immobiliare così, nel 2025?

    La risposta, per la maggior parte delle agenzie, è scomoda: a niente.

    Tutti uguali, tutti ignorati

    Prendiamo un campione a caso di siti di agenzie immobiliari italiane.

    Cambia il logo, cambiano i colori, ma la sostanza è sempre la stessa:

    Elenco degli immobili (spesso preso in automatico da un gestionale), due righe di presentazione generiche, una sezione “contatti” che rimanda a un form che nessuno compila.

    Il risultato? Zero differenziazione, zero innovazione, zero conversione.

    Agli occhi del proprietario o dell’acquirente, visitare un sito o un altro è indifferente: stessi contenuti, stesso linguaggio, stessa sensazione di “già visto”.

    E infatti, guardando i dati reali, emerge un punto chiaro: il traffico organico dei siti delle agenzie è irrilevante.

    Le persone cercano case sui portali, cercano reputazione su Google, cercano conferme sui social.

    Non tornano mai spontaneamente sul sito di un’agenzia immobiliare.

    Il sito vetrina è un costo, non un asset

    Un sito web, se non porta valore reale, è solo un costo fisso: dominio, hosting, manutenzione tecnica.

    Molti titolari si illudono che “basta esserci” per sembrare professionali, basta averlo, ma non siamo più nel 2005.

    Quando per giunta tutti fanno la stessa cosa, non è più professionalità: è rumore di fondo.

    La differenza sta nel chiedersi:

    • Cosa succede dopo che una persona entra nel mio sito?
    • Trova qualcosa che non avrebbe trovato altrove?
    • Riceve una risposta più veloce, più utile, più chiara di quella che potrebbe avere su un portale?
    • Ha la sensazione di dialogare con un’agenzia concreta, autorevole, capace di capire i suoi problemi?

    Se la risposta è no, allora quel sito è già morto, anche se graficamente è nuovo di zecca e hai speso migliaia di euro per realizzarlo.

    Non basta mostrare, bisogna rispondere

    Il proprietario che arriva sul sito non vuole vedere la vetrina digitale dell’agenzia.

    Vuole risposte veloci, concrete, personalizzate.

    “Quanto vale il mio immobile in questa zona?”

    “Quanto tempo ci vuole per venderlo?”

    “Chi mi segue concretamente durante il processo?”

    “Che garanzie ho che non perderò tempo con visite inutili?”

    Nessun sito vetrina è in grado di offrire queste risposte in tempo reale.

    Ecco perché, lentamente ma inesorabilmente, i proprietari hanno smesso di considerare i siti delle agenzie come un punto di riferimento.

    Serve un cambio di paradigma

    La vera domanda, quindi, non è se il sito immobiliare sia morto.

    La vera domanda è: che cosa deve diventare per tornare vivo?

    La risposta passa per un concetto chiave: dalla vetrina all’interazione.

    Un sito che si limita a “mostrare” è condannato all’irrilevanza.

    Un sito che invece “risponde”, diventa immediatamente più utile.

    Non serve la fantascienza, non serve l’ennesima grafica scintillante: basta inserire strumenti che permettano alle persone di ottenere risposte.

    E oggi la tecnologia permette di farlo in modo semplice, accessibile, concreto.

    L’era dell’AI conversazionale

    Parlare di intelligenza artificiale può sembrare esagerato, ma in realtà qui il discorso è terra terra.

    Non si tratta di avere un sito che “pensa” al posto tuo.

    Si tratta di dotarsi di un assistente digitale integrato, capace di:

    • Rispondere alle domande più frequenti di proprietari e acquirenti;
    • Accompagnare l’utente verso un contatto reale con l’agenzia;
    • Dare l’impressione (giustificata) di un servizio moderno, attento, diverso dal solito.

    Un chatbot ben progettato, connesso alle informazioni dell’agenzia e allenato sulle sue procedure, vale infinitamente più di un carosello di foto immobiliari.

    Perché questa è una svolta

    In un mercato in cui le agenzie faticano a distinguersi, l’esperienza digitale è già parte del brand.

    Non basta dire “ci trovi in centro città” o “abbiamo 20 anni di esperienza”: queste sono frasi che tutti usano.

    La differenza si crea nel come una persona interagisce online con te.

    Un sito con AI conversazionale non è la bacchetta magica.

    Ma è il primo passo per trasformare il digitale da costo a investimento.

    Dal “ce l’ho anch’io” al “questo mi rappresenta davvero”.

    Il funerale del sito vetrina

    Il sito immobiliare tradizionale, quello fatto di slider e cataloghi infiniti, è morto.

    Non perché internet sia morto, non perché “i siti non servono più”, ma perché non risponde più alle esigenze reali di chi vende o compra casa.

    Le agenzie che continueranno a trattare il sito come un biglietto da visita resteranno invisibili.

    Quelle che invece lo trasformeranno in un luogo di dialogo e interazione avranno un vantaggio competitivo enorme.

    La domanda quindi non è “se” cambiare, ma “quando”.

    E la risposta è chiara: prima che lo faccia il tuo concorrente.

  • Nel mio lavoro mi capita spesso di incontrare imprenditori, società sportive o professionisti che hanno un’idea in mente: creare una piattaforma digitale personalizzata per offrire servizi, generare valore e — naturalmente — far crescere il proprio business.

    Quello che voglio raccontarti oggi è come ho trasformato un’idea in un prodotto reale, funzionante, vendibile. Si chiama Tennis FitBot, ed è una piattaforma che offre piani di allenamento e nutrizione personalizzati per tennisti, generati con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Ma quello che conta davvero non è cosa fa — bensì come è stata costruita, gestita e lanciata.

    Perché se lo stai leggendo e anche tu hai in mente un progetto simile, sappi che sì, si può fare. E no, non servono milioni di euro. Serve metodo.

    Da un’idea semplice a un prodotto vendibile

    Tutto è nato da un’esigenza concreta: aiutare tennisti amatoriali e agonisti a migliorare la propria condizione fisica e alimentare, senza dover ingaggiare ogni volta un esperto.

    L’obiettivo era chiaro: creare uno strumento online accessibile, che sapesse dialogare con l’utente, raccogliere informazioni sulle sue caratteristiche e i suoi obiettivi, e in pochi secondi generare un piano su misura. Allenamento fisico. Alimentazione. Consigli pre e post partita.

    Un servizio completo, intelligente, e facile da usare, anche per chi non ha dimestichezza con la tecnologia.

    E da lì è iniziato tutto.

    Progettazione: cosa ho fatto concretamente

    Mettere in piedi Tennis FitBot ha richiesto competenze diverse, che oggi fanno parte del mio bagaglio:

    Strategia di prodotto: ho definito esattamente cosa doveva fare la piattaforma, per chi, con quale valore aggiunto rispetto a ciò che già esisteva.

    Architettura dei contenuti: ho organizzato centinaia di esercizi fisici, alimenti, pasti, alternative, flussi decisionali — costruendo una base dati coerente, ragionata, completa.

    User Experience: l’utente inserisce poche informazioni e riceve un piano su misura, semplice da leggere, da eseguire, da replicare. Il sistema guida ogni passo.

    Integrazione AI: il cuore della piattaforma è un sistema che interpreta le risposte dell’utente e genera contenuti dinamici (testi, consigli, schede) sempre diversi e sempre pertinenti.

    Sistema di pagamento e gestione utenti: ho impostato un modello freemium con accesso a pacchetti, limiti mensili e scadenze temporali, tutto automatizzato tramite Stripe.

    Dashboard amministrativa: per monitorare le vendite, i dati utenti, l’interesse verso i piani generati. Perché un progetto serio si misura anche con i numeri.

    In sintesi? Ho creato un prodotto digitale che funziona, che vende e che risolve un problema reale.

    Per chi è utile questa esperienza?

    Questo tipo di progetto non si applica solo al tennis. Si può adattare a:

    • Palestre e centri fitness
    • Club sportivi
    • Nutrizionisti e preparatori
    • Coach motivazionali
    • Psicologi o terapisti
    • Formatori o consulenti
    • Aziende con servizi personalizzabili

    In tutti questi casi, la logica è sempre la stessa: prendere ciò che oggi fai manualmente (magari con schede, PDF o consulenze) e trasformarlo in un sistema automatizzato, intelligente, vendibile online, sempre attivo.

    E la parte interessante? Si può iniziare in modo semplice, con un MVP sostenibile, testare, validare, migliorare. Proprio come ho fatto io.

    I risultati? Parlano chiaro

    Tennis FitBot è stato lanciato in Italia a inizio 2025. In poche settimane:

    • Ha raccolto i primi feedback reali da tennisti veri
    • Ha venduto i primi piani direttamente online
    • Ha validato la proposta di valore, il prezzo, il funzionamento
    • Sta espandendo ora al mercato internazionale, con la versione inglese

    Non è un progetto “in vetrina”, è una piattaforma attiva, usata ogni giorno da persone che cercano un supporto pratico, personalizzato, accessibile.

    E — soprattutto — dimostra che oggi è possibile creare qualcosa di professionale, scalabile e concreto anche con risorse limitate, se si hanno competenze e una visione chiara.

    Se anche tu hai in mente un progetto simile

    Se stai pensando a una piattaforma per digitalizzare i tuoi servizi, per automatizzare contenuti o processi, per offrire ai tuoi clienti un’esperienza evoluta… puoi farlo.

    Posso aiutarti a:

    • Definire con precisione il modello
    • Semplificare l’esperienza utente
    • Strutturare i contenuti in modo intelligente
    • Integrare un motore AI che personalizza ogni output
    • Creare una piattaforma online, vendibile, con accessi gestiti e tracciati

    Che tu sia una PMI, un’azienda sportiva, una startup, un professionista della salute o della formazione… oggi non serve più un’intera agenzia. Serve qualcuno che capisca davvero come mettere insieme strategia, contenuti, tecnologia e semplicità d’uso.

    Entriamo in contatto

    Tennis FitBot non è (solo) un progetto personale. È una dimostrazione pratica di cosa si può realizzare, anche partendo da zero, se si uniscono strategia, tecnologia e attenzione al cliente finale.

    Se hai un’idea che vuoi trasformare in una piattaforma digitale intelligente, possiamo parlarne.

    Fissa una consulenza ora: clicca qui oppure scrivimi una mail a hello [at] micheleschirru.it