Mese: Novembre 2016

  • La vita del wannabe Agente Immobiliare

    Voglio raccontarti una storia. È probabile che la conosca già, tuttavia sono convinto che ripassare e rileggere i contenuti preziosi non sia mai una cattiva abitudine.

    La prima volta che ascoltai questa storia avevo poco più di 20 anni, a quell’epoca lavoravo presso uno dei più grandi Gruppi Immobiliari in Italia. Ci si faceva le ossa in un mondo molto competitivo, un mondo immobiliare che era in piena crisi. Iniziai infatti la mia avventura nel settore nell’estate 2007, tempismo perfetto per il credit crunch!

    La scuola di formazione del Gruppo era molto rigida e ferrea, appuntamenti continui ed intensi dal punto di vista dei contenuti.

    Tuttavia, era un piacere partecipare, c’era sempre un pizzico di comunicazione e di marketing che si mescolava agli aspetti tecnici e legali, si andava a toccare con mano la programmazione neuro-linguistica, si guardavano spezzoni di film dove c’era una morale od un insegnamento che potesse essere utile a noi agenti immobiliari, tecniche ed atteggiamenti positivi da applicare sul campo di battaglia.

    Fu in questa sede che incontrai Virginio De Maio, un imprenditore seriale come lui stesso si definisce. Una persona che mi ha insegnato tanto attraverso i suoi sempre piacevolissimi corsi di formazione e workshops. Credo di aver partecipato ad almeno tre di essi, se non di più!

    Ricordo che Virginio, alla fine di uno dei suoi workshops, raccontò questa storia.

    La Storia del Pescatore

    Un uomo d’affari incontrò sulla riva del mare un pescatore. Con un pizzico di fastidio non poté non notare che era sdraiato accanto alla propria barca e che si godeva tranquillamente il sole senza far nulla.

    “Perché non stai pescando?” Domandò l’uomo d’affari.

    “Perché ho già pescato abbastanza pesce per tutto il giorno.” Rispose il pescatore.

    “E perché non ne peschi ancora?”
    “E cosa ne farei?”
    “Ma come! Guadagneresti più soldi. Potresti comprare un motore da attaccare alla tua barca per andare più al largo e pescare più pesci. Così potresti avere più denaro per acquistare una rete di nylon, e avendo ancora più pesci avresti più denaro. Senza farci neanche caso avresti così tanti soldi da poterti comprare due barche, ed in poco tempo addirittura una flotta. Allora potresti finalmente diventare ricco come me.”

    “E a quel punto cosa farei?” chiese il pescatore.
    “Ovvio, potresti rilassarti e goderti la vita” rispose l’uomo d’affari.

    E il pescatore, con un sorriso… “Cosa credi che stia facendo ora?”.

    La gestione del tempo

    Facendo un pò di ricerche ho trovato un contributo audio dove Virginio ci racconta a parole questa storia, ci guida attraverso il suo senso più immediato con una sua riflessione.

    Come dice Virginio, quando ci perdiamo nell’illusione di gestire il tempo, le giornate non bastano mai e le cose da fare sono sempre troppe. Questo vivere rassomiglia ad una schiavitù, un vivere per i beni materiali e per il rincorrere le ultime uscite, le infinite tentazioni.

    Con l’aiuto di scene tratte da films, ci spinge a rivedere il significato di “gestione del tempo”.

    Ho trovato interessantissimo lo spezzone in cui si fa riferimento all’avere il tempo come valuta, come indicatore di ricchezza. Più diventi ricco, più hai tempo di qualità a disposizione per te stesso.

    Virginio ci racconta che nell’antica Grecia esistevano due modi per descrivere il tempo “il chronos” ed “il kairos”; quest’ultimo non è così conosciuto nella nostra cultura moderna, nell’antica Grecia misurava il valore delle giornate trascorse, contrapposto al tempo cronologico.

    Perciò, e se invece di gestire l’agenda ci preoccupassimo di gestire la nostra “vita”? Magari dedicando più spazio a ciò che amiamo fare, alle persone con cui vogliamo stare ed alle nostre passioni.

    Un podcast da ascoltare per cambiare prospettiva e acquisire consapevolezza, ascoltalo attraverso questo link: http://bit.ly/2gvv5Za 

  • Podcast è l’unione della parola iPod con la parola broadcast.

    Partendo dalla definizione di questa strana parola inglese che avrai probabilmente già sentito nominare da qualche parte, magari in TV oppure ascoltando la tua radio preferita, voglio darti qualche informazione in più su questa piattaforma così misteriosa.

    Voglio inoltre spiegarti perché ho deciso di fare un podcast, e perché ritengo che lo debba fare anche tu se hai un’attività imprenditoriale o un progetto di cui ti interessa parlare.

    In quale contesto si sviluppa il fenomeno?

    Il significato di podcast e la composizione della parola trovano riscontro nel fondere insieme le parole iPod e broadcast. Do per scontato che tu sappia cosa sia un iPod, per quanto riguarda invece la parola inglese broadcast, significa trasmettere, trasmissione.

    Era la metà degli anni 2000, la tecnologia avanzava a ritmi frenetici e le porte della distribuzione radiofonica ed audio, sia per musicisti che per amanti della cultura in generale, erano sempre più sbarrate.

    Non che la tecnologia abbia rallentato il suo corso, anzi, nemmeno possiamo dire che le cose siano cambiate in termini di spazi radiofonici. Tuttavia questo bisogno di comunicazione ha dato vita al processo evolutivo, il gioco duro e sporco, le limitazioni imposte dai potenti gruppi editoriali hanno effettivamente permesso il fiorire di una sottocultura che ogni anno cresce in linea esponenziale.

    Pensa che in USA si stima che il 21% della popolazione sopra i 12 anni ascolti almeno un podcast al mese, qui la fonte di questa statistica.

    Podcasting è un fenomeno enorme che miete nuove vittime ogni giorno, iTunes può contare su quasi due miliardi di abbonati su scala mondiale. Sfortunatamente non è possibile recuperare il dato relativo solo all’Italia, ma nonostante il bel paese sia indietro agli altri stati anglofoni il trend è saldamente in aumento.

    Si tratta di un’opportunità eccezionale per produttori di podcasts perché i dati simboleggiano solo una cosa; il mercato esiste ed è crescente. Secondo uno studio pubblicato da Clammr, tra il 2014 ed il 2015, c’è stato un aumento del 32% nel volume di ricerche della parola “podcast” attraverso il portale Google.

    Ascolta il Podcast Immobiliare

    Quindi, cosa è un podcast?

    Si tratta di una piattaforma digitale con un framework riconducibile alla radio che sviluppa i suoi contenuti in sezioni, più comunemente note come episodi.

    Gli episodi sono caricati in un server, di proprietà oppure di terzi che offrono il servizio, i quali messi insieme vanno a formare lo show. Proprio come in uno spettacolo televisivo o radiofonico è possibile avere ospiti, fare interviste, generare contenuti di ampia natura e fare in modo che questi ultimi non vadano perduti nel dimenticatoio. Infatti, a meno che per qualche ragione non vengano cancellati, saranno sempre ascoltabili o scaricabili dal server in cui si trovano.

    Le principali piattaforme tra cui è possibile scegliere al momento sono due, Lybsin e Spreaker. Indovinate un pò, quest’ultimo fornitore di servizi è frutto di una start-up tutta italiana! Io ho personalmente scelto Spreaker e devo dire che mi ci trovo molto bene per ora, un servizio molto affidabile ed impeccabile.

    Chi fa i podcast e di cosa parlano?

    Tu, se vuoi, puoi cominciare un podcast domani, basta che abbia un’idea concreta che vuoi esprimere ed una minima conoscenza tecnologica per gestire le registrazioni. Se hai queste due cose, hai tutte le carte in regola amico mio!

    Il podcast, come dicevo precedentemente, nasce da una voglia di ritagliarsi uno spazio altrimenti non concesso. Se prima erano prevalentemente i musicisti a farne uso, oggi gli esempi sono molteplici ed i temi smisurati ed infiniti. Ci sono shows che raccontano di affari e finanza, altri raccontano storie di successo in particolari ambiti, altri sono dei veri e propri racconti/audiolibri, altri ancora si concentrano sull’immobiliare, multimedia, web design, fotografia, cucina, dipinto, imparare le lingue, etc.

    Potrei andare avanti all’infinito, ma immagino che stia iniziano a capire di che portata sia il fenomeno. Un megafono potentissimo che può mettere in contatto così tante persone, uno strumento di informazione alternativo che, concedimi di esprimere, non può che fare del bene a noi italiani vista la posizione che il nostro paese ricopre per la libertà di stampa.

    Possiamo definire il podcast come la seconda rivoluzione dopo i blog ed io non sono stato immune a questa strabiliante ascesa, a maggior ragione perché non vivo in Italia. Infatti anche in UK il podcast è una big thing, una cosa molto rilevante.

    Come puoi scaricare un podcast, magari il mio?

    Puoi scaricare un podcast in formato mp3, in linea generale questo è il formato per eccellenza. Leggero, universale, di buona qualità, ecco il segreto del successo di questo tipo di file che vide la luce 23 anni fa.

    Nonostante la piattaforma nativa sia iOS e la sua applicazione Podcasts, puoi tranquillamente scaricare un podcast anche su dispositivi Android attraverso servizi di terze parti dove l’autore dello show ha per esempio deciso di alloggiare gli episodi. Nel mio caso lo puoi fare attraverso Spreaker, esiste una App che potrai facilmente scaricare dal tuo App Store.

    Cosa ti serve per fare un podcast?

    Fare un podcast non è semplice, sembra facile ma non lo è.

    Ma come? Lo so che qualche riga fa ho detto che chiunque lo può fare, mentivo. O meglio, in teoria puoi partire domani con il progetto, in pratica dovrai avere una certa attitudine, una certa motivazione, che saranno solo il primo gradino da superare nella corsa verso il risultato finale.

    Per fare un podcast, come andare al supermercato con la lista della spesa, ti servono necessariamente le seguenti credenziali:

    • devi avere tonnellate di entusiasmo e motivazione;
    • devi avere un’instancabile costanza nel progettare, registrare, pubblicare nuovi episodi;
    • devi avere la conoscenza dell’argomento di cui vuoi parlare;
    • devi avere la contro-voglia di pagare la SIAE (si, devi pagare una licenza!);
    • devi avere un minimo di strumentazione audio;

    Beh, tralasciando i primi 4 punti, di cui tornerò a parlare in un altro articolo del blog, voglio darti spunto con quello che io utilizzo come strumentazione. Spero che ti sia utile e magari possa considerare di farne uso in prima persona.

    Scheda Audio Resident Audio T2

    Partiamo dalla scheda audio, recentemente ho acquistato questa Resident Audio T2, una bomba che funziona attraverso la connessione thunderbolt 2. Registra fino a 96khz e 24 bit, 2 entrate/uscite, ingresso cuffia. Ha tutto il minimo indispensabile per registrare e farci un intero disco, tutto in casa! La utilizzo in coppia con un iMac, funziona perfettamente e per ora mi ha dato parecchie soddisfazioni in termini di fedeltà audio. Sfruttando la connessione thunderbolt, anziché quella USB, ha una velocità mostruosa.

    Speakers Alesis Elevate 5

    In materia di speakers ho optato per le Alesis Elevate 5, sinceramente quando le ho acquistate non avevo un budget eccezionale, ci sono andato un pò a caso con la speranza di acquistare un buon prodotto. La mia opinione è che fanno il loro lavoro, sono un compromesso bilanciato e conveniente, non hanno grande personalità ma se come me anche tu lavori da una stanza poco trattata in materia audio non vale la pena spendere centinaia, se non migliaia di Euro in più, per avere dei monitor di altissima qualità che non verrebbero completamente sfruttati. Come dice il mio amico Filippo Barbieri, ingegnere del suono che ho recentemente incontrato nel mio podcast, se non hai una stanza trattata non c’è differenza tra una cassa da 100 Euro ed una da 10.000 Euro!

    Microfono Shure PG58

    Il mio fedele Shure PG58 mi accompagna in tutti gli episodi ed in buona parte delle produzioni audio/video che faccio. Una comodità dettata dal fatto che non necessità di grandi preparativi come magari un microfono a condensatore. Certo, non è equivalente al suo fratello maggiore SM58, ma alla fine anche questo aggeggio fa il suo discreto lavoro. Soprattutto se in accoppiata con una buona scheda audio ed i giusti plugins e settings in fase di post-produzione.

    Conclusioni

    Spero che il mio articolo ti sia stato utile e abbia risposto almeno in parte alle domande che avevi in mente prima di leggere il contenuto.

    Se ti è piaciuto condividilo con i tuoi amici, se hai un sito web o ti occupi di fornire servizi ai tuoi clienti mettili a conoscenza e chiedi se a loro farebbe piacere magari avviare questo servizio. La condivisione porta nuova linfa ed è la madre di tutti i progetti. Chi sa che parlandone con qualcuno a te vicino non nasca qualche bell’idea per metter su un podcast ed ampliare la tua rete di contatti e comunicazione!

    Ti ricordo che mi puoi contattare in qualsiasi momento se hai bisogno di una mano oppure un consiglio, sentiti libero di commentare l’articolo qui in basso.

  • Una panoramica sulla legislazione vigente

    Se possiedi degli immobili a Londra od in altre zone del paese, oppure stai invece pensando di fare un investimento nella terra delle opportunità, sono sicuro che troverai molto utili questi contenuti in quanto ti forniranno un quadro abbastanza fedele delle attuali obbligazioni in materia. Andremo di seguito ad analizzare alcuni dei punti principali e tematiche da tenere in considerazione in merito alla legislazione vigente in Inghilterra in materia di affitti.

    Come è facile immaginare, ogni paese ha una propria legislazione in materia, questo discorso vale e si applica nello specifico anche per il settore affitti nel Regno Unito.

    È importante ricordare come il Regno Unito sia una entità composta da quattro diverse nazioni, Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord. Ognuna di esse ha una propria specificità legislativa in base all’argomento trattato. In questo caso, nonostante ci siano delle similitudini, non tutta la regolamentazione applicata in Inghilterra si applica nelle altre nazioni e viceversa. 

    Quali sono i tipi di contratto esistenti?

    Nonostante ci siano diversi contratti previsti, in materia residenziale ci si affida fondamentalmente ad un modello contrattuale ben preciso, questo contratto è regolamentato dalla legge chiamata Housing Act 1988 e successive modifiche del 1996, viene definito Assured Shorthold Tenancy. Il contratto nasce per rimpiazzare il precedente modello in uso fino ad allora, avente tra l’altro un nome simile, Assured Tenancy.

    Con l’aggiunta della parola shorthold il legislatore ha voluto rimarcare la possibile brevità del contratto, dall’inglese short – breve, e dare maggiore protezione al Landlord, il padrone di casa per esempio nel permettere una maggiore flessibilità nel servire il notice, in italiano lo sfratto. Tutto ciò fu allora motivato da una volontà di liberalizzare il mercato, far si che potessero accrescere gli investimenti nel settore buy to let, letteralmente comprare un immobile per poi affittarlo a terzi.

    Il Tenant, ossia l’inquilino, ha quindi perso parte dei diritti di cui poteva vantare con il precedente contratto, tra cui il passaggio ereditario o la maggior tutela nel caso in cui il Landlord volesse riavere l’immobile indietro. 

    Quanto dura un Assured Shorthold Tenancy?

    A differenza della legge vigente in Italia, dove il contratto standard viene definito il 4 + 4, ossia quattro anni con eventuale rinnovo per ulteriori quattro anni, la legge vigente in Inghilterra non stabilisce una durata minima o massima, tuttavia bisogna considerare diversi aspetti dettati dalla normativa stessa.

    La maggioranza dei contratti che si trova in tutta la nazione vede la durata di 6 o 12 mesi, questi possono essere dei contratti iniziali che hanno la possibilità di essere rinnovati o rescissi. Non si esclude inoltre la possibilità di stipulare tra le parti per periodi di durata superiore o inferiore. Bisogna sottolineare che nel caso in cui si voglia stipulare un contratto per meno di sei mesi, il tribunale, in caso di sfratto coatto, non potrà garantire il possesso prima che gli iniziali sei mesi siano effettivamente trascorsi. 

    D’altro canto, uno degli aspetti negativi nello stipulare un contratto di lunga durata, per esempio di tempistica similare a quello italiano, è che se la durata stabilita è maggiore ai 36 mesi si deve per forza stipulare attraverso un solicitor, un avvocato. Come si può immaginare questo implica una spesa che potrebbe rivelarsi innanzitutto importante, inoltre potenzialmente anche inutile in quanto qualora il contratto venga rescisso da una delle sue parti prima della sua naturale scadenza, l’operazione maturerebbe in un importo andato perduto.

    Inoltre, a seconda della zona del paese in cui si trova l’immobile, il mercato degli affitti ha una dinamicità talmente elevata che c’è la possibilità di vedere aumentati i propri canoni percepiti di diversi punti percentuali all’anno, questo crea l’opportunità di aumentare l’affitto ed incrementare le entrate ad ogni possibilità di rinnovo o di ricerca di nuovi inquilini.

    Quali sono i principali diritti ed i doveri del Landlords, o padroni di casa?

    La risposta più semplice da dare è che ovviamente dipende in parte dalle clausole specifiche riportate nel contratto, tuttavia ci sono una serie di considerazioni da fare che coinvolgono le leggi in materia generale. Vale la pena elencare in maniera riassuntiva le principali obbligazioni:

    • Rispettare la legge Landlords and Tenants Act 1985, nello specifico la cosiddetta Section 11: Il Landlord si impegna a fare in modo che gli impianti relativi ad acqua, gas e corrente siano sempre funzionali e controllati nella loro sicurezza;
    • Fare in modo che in caso di manutenzione o di emergenza comunicata dall’inquilino, il padrone di casa o l’agente incaricato, abbia capacità di constatare e se possibile risolvere il problema nella maniera più repentina possibile. Secondo l’entità del problema, l’accesso e l’investigazione in materia deve essere accordato entro 24 ore dalla ricevuta della comunicazione, ad esempio in pieno inverno qualora il riscaldamento vada in tilt;
    • Non interferire con la vita privata del Tenant e non rappresentare azioni di rivalsa, discriminazione, persecuzione, dando quindi la possibilità all’inquilino di beneficiare del cosiddetto diritto del Quiet Enjoyment, letteralmente il vivere tranquillo;
    • Il Landlord deve sempre fornire le proprie informazioni di contatto affinché il Tenant possa esercitare il suo diritto di terminare il contratto o rendere nota di qualsiasi problema.

    Quali sono i principali diritti ed i doveri del Tenant, o inquilino?

    Anche in questo caso lo specifico contratto in vigore comanda la condotta da tenere da parte dell’inquilino, inutile dire che anche in questo caso ci sono vari punti che fondamentalmente sono dettati dalla legge e dal buon senso. Come accennavo prima, la legislazione favorisce il landlord, la lista di obbligazioni è infatti generalmente irrisoria rispetto alle clausole siglate per l’inquilino. Eccone alcune delle più importanti sintetizzate di seguito:

    • Pagare l’affitto nella maniera e nelle modalità specificate nel contratto di affitto. È consuetudine attivare uno standing order, ossia un pagamento automatico che parte dal conto corrente dell’inquilino verso quello del Landlord, quest’ultimo da effettuarsi in una specifica data. Quest’ultima viene stabilita in sede contrattuale e spesso coincide con la data di inizio del rapporto contrattuale;
    • Rispettare una serie di istruzioni tra cui: non creare disagi e comportamenti inopportuni presso il condominio o vicinato, non imbiancare le pareti senza avere il permesso per iscritto del Landlord, non avere animali domestici senza avere il permesso per iscritto del Landlord, non mettere mano agli elettrodomestici o impianti se non funzionanti a meno che non si riceva indicazione di procedere dal Landlord, etc;
    • Visto il problema climatico risulta frequente trovare umidità e muffa nelle pareti della casa, si richiede spesso di mantenere adeguatamente ventilati gli ambienti con una particolare attenzione al bagno;
    • Non subaffittare l’immobile e non esercitare un’attività commerciale al suo interno.

    E se volessi terminare il contratto?

    Nelle prossime settimane scriverò un articolo specifico riguardante la terminazione del contratto di affitto prima della sua naturale scadenza. Inoltre analizzeremo il modo migliore per proteggersi da eventuali situazioni scomode, incrementare il proprio business ed entrate attraverso un sistema oliato dove ogni incolumità può essere prevista e affrontata nel modo giusto.

    Sei un Landlord o un Tenant che ha bisogno di una consulenza? Contattami per approfondire questo argomento e trovare la soluzione che meglio si adatta al tuo caso.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]

    Conclusioni

    Spero abbia trovato questo articolo utile, se magari hai qualche suggerimento da aggiungere, sentiti libero di commentare in basso. Sono sicuro che beneficerà tutta la community, e soprattutto coloro che stanno realmente di affidarsi a questa possibilità per vendere il proprio immobile.