Un evento di formazione e matching con i più autorevoli attori del mercato.
Per citare quanto viene riportato sul sito degli organizzatori: “L’equity crowdfunding in Italia è cresciuto incredibilmente negli ultimi anni arrivando a raccogliere nel 2019 oltre 49 milioni, con 170 campagne censite e un tasso di successo del 75% nei primi 6 mesi. Questa crescita, favorita anche dall’adeguamento delle normative in materia, testimonia anche un ampliamento del pubblico interessato a queste nuove e straordinarie opportunità di investimento e di crescita.”
In una sola giornata, intensa e ben distribuita, come da programma si sono svolti:
2 sessioni plenarie in cui sono analizzati i fattori chiave del successo delle migliori campagne italiane ed i trend del settore direttamente dalla voce dei protagonisti;
8 workshop verticali di approfondimento sui vari settori: comunicazione e strategia di lancio, aspetti normativi e legali, aspetti fiscali, investor relations, etc;
incontri one to one con i professionisti e i consulenti di ogni settore per avere feedback e chiarimenti immediati sui singoli casi;
occasioni di matching e networking durante i momenti di break, dal welcome coffee al lunch, dall’aperitivo ai saluti finali.
Insomma, tantissimi contenuti e tantissime occasioni di apprendere, conoscere, capire. Soprattutto, vista l’elevata qualità e preparazione degli speaker coinvolti.
Startup e PMI che stanno valutando di avviare una campagna di equity crowdfunding;
Startup e PMI che hanno già avviato la campagna e hanno bisogno di promuoverla o approfondire le modalità di gestione post-campagna;
Imprenditori e investitori che vogliono saperne di più e valutare un investimento.
Qui le mie riflessioni su quanto discusso…
Equity Crowdfunding: un fenomeno in crescita
L’equity crowdfunding in Italia vive un momento d’oro, dal 2014 al 2019 si evidenzia un trend crescente, inarrestabile.
Come si può evincere dall’infografica a questo link, realizzata dal portale Crowdfunding Buzz, il fenomeno è importante e ci sono tutti i presupposti per pensare che continui a crescere ancora.
Mamacrowd è la prima piattaforma di equity crowdfunding per capitale raccolto, la più autorevole, forse, la più nota e conosciuta, che vanta un success rate del 90%.
Alla base di ciò, c’è ovviamente una selezione molto scrupolosa dei progetti che vengono inseriti al suo interno.
La cosa interessante, a detta dei protagonisti dell’evento, è che, contestualmente all’ascesa dell’equity crowdfunding, stia calando l’interesse da parte di Angel Investors e Business Angels per finanziare le startup in fase pre-seed e seed.
L’equity Crowdfunding, diventa quindi a tutti gli effetti un’alternativa molto efficace per le startup e le PMI che vogliono raccogliere investimenti per i loro progetti.
Il crowd è qualificato
I più scettici, i più esperti, i più tradizionalisti, potrebbero pensare che, la folla, il crowd, non abbia le basi per valutare un buon investimento.
Il punto di vista è che, dall’altra parte, non ci sia qualcuno con strumenti e conoscenze tali da poter determinare correttamente il valore di una startup, per esempio.
Ma come faceva notare Dario Giudici, il crowd è perfettamente in grado di fare delle considerazioni attente e scrupolose.
Infatti, le startup e le pmi, essendo inserite in una piattaforma di comparazione con altri progetti, possono essere valutate e messe a confronto. Balzerebbe subito all’occhio una sproporzione nella valutazione pre-money in relazione allo stadio di avanzamento della startup.
Per di più, nel crowd, ci potrebbero anche essere delle persone che lavorano nel settore in questione, veri e propri esperti che possono conoscere e comprendere molto bene le dinamiche interne.
Non solo, la piattaforma offre di suo una selezione molto scrupolosa che porta a promuovere solo una piccola percentuale di tutti i progetti che vengono presentati.
Questo è ulteriore garanzia della sostenibilità degli investimenti che vengono fatti.
Non ultimo il fatto che, essendo una piattaforma di tipo marketplace con tante opzioni di vario genere a disposizione, si possa diversificare il proprio investimento.
Insomma, se ho a disposizione 20.000 euro da investire, chi mi vieta di puntare 2.000 in dieci startup diverse? Di quelle dieci ce ne sarà almeno una che andrà bene – o benissimo – e che permetterà di recuperare quanto perso nelle altre nove.
Per concludere
Non è tutto ora ciò che luccica, ma è anche vero che l’equity crowdfunding porta sul tavolo delle startup tanti vantaggi e tante opportunità.
Aumenta la visibilità per una startup: la campagna dura mediamente 60 giorni e questo permette di creare un tam-tam mediatico che può portare beneficio.
Non ci si ferma al singolo comunicato stampa pubblicato sulla testata di settore.
Aumenta la reach ed è possibile ampliare la platea di potenziali investitori che altrimenti non si sarebbe potuto raggiungere.
Aumenta la salvaguardia della governance aziendale, con la possibilità di emettere quote di tipo A e di tipo B, ossia solo con diritti patrimoniali e senza diritti di voto.
Infine, la campagna di equity crowdfunding aumenta la credibilità nei confronti degli stakeholders e del mercato dei capitali.
Qualche tempo fa, riflettevo sull’ecosistema di startup e di aziende più o meno consolidate che ruotano attorno al proptech italiano.
Come ci ricorda il PropTech Monitor 2019 – qui un link di riepilogo dell’evento – che si è tenuto lo scorso Dicembre al Politecnico di Milano, esistono oltre 120 realtà che fanno capo al proptech.
Mi sono chiesto quanto sarebbe risultato interessante creare uno spazio in cui condividere riflessioni e linee guida con alcune delle principali personalità legate al mondo del proptech italiano.
L’obiettivo?
Informare, educare, divulgare, conquistare gli attori del settore che ancora non hanno saputo abbracciare in pieno il cambiamento.
Per paura di lasciare la vecchia strada per quella nuova, tutto sommato per uno status quo che in qualche modo da conforto. La famosa frase: “Ho sempre fatto così e questo mi permette di mangiare, perché cambiare?”
James Baldwin disse, “il futuro è come il paradiso – tutti lo esaltano ma nessuno ci vuole andare adesso.”
Ma non solo, ovviamente dobbiamo tenere a mente anche che, se c’è qualcuno che da una parte offre servizi, dall’altra parte ci deve essere qualcuno disposto a comprare quei servizi.
Si parla di generare vibrazioni positive e di aumentare la credibilità degli operatori nei confronti del consumatore, offrire informazioni che servano all’utente.
Per esempio, dare la possibilità di conoscere e valutare meglio quali decisioni prendere e come comportarsi nello scegliere e nell’interfacciarsi con un’agenzia immobiliare online.
Ma venendo al dunque, da questo brainstorming personale sono uscito con un’iniziativa che ha alla sua base un principio di community.
Lavoriamo insieme per il bene comune facendo leva l’uno con l’altro, cresciamo e facciamo crescere l’awareness nei confronti del proptech.
Ho contattato chi si occupa di proptech come me e gli ho fatto una domanda secca e precisa: “Cosa rappresenta per te il PropTech?”
Ecco cosa ne è venuto fuori, un “Mob” degli attori del proptech, un PropTech Mob, un episodio del podcast PropTech Italia!
Cosa rappresenta per me il PropTech?
Faccio gli onori di casa…
Il PropTech è sostanzialmente la naturale evoluzione del settore immobiliare, oggi – soprattutto con riferimento all’Italia – una nicchia, ma un domani neanche troppo lontano, la rappresentazione del presente che sarà.
Nonostante l’immobiliare abbia un peso molto rilevante nell’economia degli Stati più avanzati al mondo, il settore è sempre stato tardivo nell’adottare la tecnologia.
In Italia, le nuove tecnologie e l’innovazione, la digitalizzazione dei servizi, hanno dovuto affrontare venti forti e contrari che hanno rallentato di molto il corso degli eventi, soprattutto rispetto ad altri Stati illuminati, ma anche perché gli operatori “tradizionali” sono spesso stati riluttanti e poco convinti nell’abbracciare il cambiamento.
Tuttavia, negli ultimi cinque anni, una volta entrati nella nuova era dell’innovazione dirompente, giustificata prevalentemente dalla crescente adozione della tecnologia da parte dei consumatori in svariati settori, come il retail, le assicurazioni, il fintech, il proptech è finalmente entrato con merito nella lista delle principali tendenze del settore.
Ci è voluto un po’ per iniziare, ma si continua a guadagnare rapidamente slancio e visibilità. Ogni giorno, nei giornali e nelle principali testate online, si parla di una nuova proptech, di un nuovo round di finanziamento, di un nuovo servizio sviluppato dalla startup di turno.
Il futuro è già qui, per chi lo sa apprezzare e vuole mettersi in gioco.
Cosa rappresenta per gli altri del PropTech Mob?
Ovviamente, arrivato a questo punto, ho fatto la stessa domanda ad alcuni amici e professionisti che si occupano di immobiliare e/o ricoprono ruoli e posizioni importanti in aziende operanti nel proptech.
Quello che è emerso è stato fantastico.
In ordine sparso, ecco la rosa degli amici intervenuti nel PropTech Mob:
“Se ti devo rispondere alla domanda: “Cosa rappresenta per me il proptech?”, in una parola ti vorrei dire: evoluzione. Evoluzione, sicuramente del modo in cui le persone entrano in relazione col mondo immobiliare, quindi a seconda dei vari punti di vista e angoli diversi del modo in cui si compra casa, nel modo in cui si vende casa, nel modo in cui si visita una casa. Ma si può anche arrivare alla gestione dei patrimoni immobiliari ed alla valutazione basata sugli algoritmi. Dal mio punto di vista di fondatore di RockAgent, un’agenzia immobiliare ibrida che vuole aiutare le persone a vendere casa in maniera più semplice più veloce. Sicuramente l’evoluzione nel modo in cui un privato affronta il processo di compravendita immobiliare. L’evoluzione sta in una valutazione basata su dati scientifici e non sull’esperienza di un essere umano. Sulla possibilità di avere una visita virtuale dell’immobile, la possibilità di avere la trasparenza tanto desiderata all’interno di questo settore attraverso delle aree dedicate al cliente che in tempo reale può sapere, può conoscere lo stato d’avanzamento lavori della trattativa, della compravendita immobiliare, e tanto, tanto altro. Per concludere, sicuramente in Italia siamo al capitolo 1 dell’evoluzione. C’è tanto, tanto da dire e da costruire. Però sicuramente la strada è quella buona. “
“Per me una proptech è una società del settore immobiliare che utilizza molta tecnologia. A differenza delle società tradizionali, che utilizzano dei processi analogici e prendono decisioni in funzione dell’esperienza, una società proptech ha completamente digitalizzato tutto il suo processo e prende decisioni in funzione dell’analisi di Big Data. Questo significa per il cliente maggiore trasparenza, delle migliori prestazioni del servizio ed un vantaggio economico.”
Edoardo Ribichesu, CEO & co-Founder di Realisti.co
“Per me, significa offrire alle persone un modo nuovo, più efficiente e più trasparente, di approcciarsi al mercato immobiliare. Il mercato immobiliare è un settore ancora purtroppo ancorato a retaggi e processi molto molto antichi, si può dire che possono essere resi più efficienti, possono essere resi anche più trasparenti a beneficio dell’utenza finale, di chi in quegli immobili ci dovrà lavorare e passare la vita, scegliere di invecchiare, facendo delle scelte più consapevoli e soprattutto avendo un’esperienza meno faticosa quando si tratta di cambiare l’immobile in cui si vive.”
“Proptech per me significa andare a dormire e pensare a come poter valorizzare le informazioni che quotidianamente raccogliamo con il nostro portale. Il nostro obiettivo, è quello di agevolare il processo di transazione grazie al web, allo stesso tempo aumentare le opportunità di business per i nostri clienti, ossia le agenzie immobiliari. Quando mi sveglio la mattina, mi confronto con il mio team per capire quali siano le esigenze di chi ricerca un immobile online, allo stesso tempo cerchiamo di capire come facilitare il lavoro dei professionisti. Il nostro core business rimane quello legato alla generazione di lead. Utilizziamo i Big Data raccolti internamente per fornire strumenti evoluti ai professionisti. Per quanto mi riguarda il proptech è una grande opportunità di crescita per il settore immobiliare. Un settore che, per definizione, è un settore tradizionale. Credo che i portali immobiliari, in quanto fulcro dell’incrocio tra domanda e offerta, siano in pole position per guidare questo processo di innovazione. I Big Data, ossia le informazioni, i dati, sono il petrolio del futuro, la rete è il canale di raccolta di questi dati ed allo stesso tempo il canale di distribuzione. Starà quindi ai professionisti trasformare questa ingente mole di dati in valore per la loro attività e per il mercato immobiliare intero.”
“Per me proptech significa agevolare la vita delle persone e rendere il loro quotidiano più semplice. Oggi abbiamo tutti pochissimo tempo a disposizione, siamo tutti presi da miliardi di cose da fare e la tecnologia ci può assolutamente rendere la vita più facile. Il proptech per me oggi dev’essere semplice, deve permettere al cliente, all’utilizzatore di trovare con pochi click quello che va cercando, di completare il funnel di vendita qualsiasi esso sia, di avere le informazioni a portata di mano che difficilmente riuscirebbe a ottenere nel mercato tradizionale che deve andare in questa direzione, deve essere semplice facile e deve ragionare con l’intuizione che ha un bambino. Ricordiamoci bene che, chi oggi utilizza il proptech, non sempre è nativo digitale e di conseguenza ha la necessità di avere processi facili. Perché se il processo è facile, uno non si stanca e lo utilizza, dall’altro lato dobbiamo far l’educazione per chi lo va a proporre. Manca una forma di educazione sul proporsi e posizionarsi sul mercato con la tecnologia.”
“Secondo me la parola proptech può essere definita con il termine evoluzione. Evoluzione tanto del settore quanto del rapporto di quest’ultimo verso i clienti. Evoluzione intesa come, da un lato la crescita dei servizi offerti da tutti gli operatori in termini di Customer Experience, dall’altro come crescita delle aspettative dei clienti che sono dettate oltre che dal progresso tecnologico, anche dalle nuove abitudini che il progresso ha creato, dove velocità, semplicità, efficienza, sono ormai lo standard minimo, che sia per ordinare una pizza, prenotare un volo, acquistare una maglietta, o perché no, anche comprare vendere casa. Per quanto riguarda per esempio l’intermediazione, stiamo assistendo ad un’evoluzione con la nascita di modelli di agenzia immobiliare digitale, o ibrida, ed anche i primi segnali di cambiamento nel modello organizzativo delle agenzie immobiliari cosiddette tradizionali, che tra l’altro, hanno la stessa visione di agente immobiliare digitale, cioè dove l’agenzia utilizza la tecnologia per accrescere la reputazione nella propria zona di riferimento e per migliorare il Customer journey. Che piaccia o no, la tecnologia come abbiamo visto ha già rivoluzionato interi settori e professioni. Siamo all’alba di un’evoluzione epocale del settore immobiliare che è stato per troppo tempo bloccato nel passato e mai come oggi sta correndo veramente veloce verso un nuovo futuro.”
Federico Pagliuca, AD di Relabora & Founder di iRealtors
“Per me il proptech non è semplicemente il connubio di due parole, ma un insieme di ingredienti che, mischiati, possono portare valore nel settore immobiliare. E quali sono questi ingredienti? Io vi parlo dei tre principali che ho individuato. Il primo ingrediente è senz’altro il team che condivide una vision ed una mission comune, che con tanta determinazione e passione desidera risolvere e colmare un bisogno del settore. Una lacuna che da anni si presenta. Il secondo ingrediente è creare un processo nuovo, un processo inesplorato, magari tramite una tecnologia disruptive che possa offrire una customer experience nuova ed efficace. Ed il terzo è sicuramente avere tanta resilienza. Sì, perché creare una start up, creare una proptech, non è facile. Lungo il percorso le difficoltà e le insidie sono molte, e solo con tanta passione e determinazione, e soprattutto resilienza, si può avere successo, contribuendo così alla crescita del settore.”
“Dunque, che cos’è il proptech? Per me rappresenta un’opportunità, un’opportunità per noi operatori del settore immobiliare di apportare un valore ad un sistema che più di ogni altro, probabilmente, ha bisogno di aria fresca, di emergere da quelle sabbie mobili che un sistema istituzionale burocratico molto ingessato ha creato negli anni. È anche un’opportunità per lo stesso ecosistema immobiliare di evolvere insieme alle nuove tecnologie, quindi di rinnovarsi e di adeguarsi ai tempi moderni, adattandosi un po’ a quelli che saranno i nuovi protagonisti del settore, sia nelle vesti di professionisti che nelle vesti di clienti, quindi è un rinnovamento, una spinta diciamo, verso il futuro dell’immobiliare, che sarà comunque il volto nuovo di cui l’immobiliare di certo non può più fare a meno.”
“Che cos’è il proptech. Credo sia il punto di equilibrio tra tecnologia e mattoni, il proptech è un ambasciatore di sicurezza, efficienza, trasparenza, efficacia. Il proptech è anche responsabilità nei confronti del mercato delle persone, della comunità immobiliare degli operatori. Il proptech è semplificazione, sintesi, è opportunità. Il proptech non deve per forza fare rima con risparmio economico, ma di tempo si, e deve migliorare la qualità della vita, dalla domotica alle visite virtuali, dalle piattaforme di gestione dati alle app per cercare una casa o un mutuo, un traslocatore, una ristrutturazione ed un investimento in crowfunding. La tecnologia che mette in relazione persone e immobili è proptech. Anche digitalizzare alcuni processi della compravendita immobiliare è proptech. Più che di rivoluzione mi piace parlare di evoluzione, dove la ruota quadrata diventa rotonda, dove l’informazione è trasparente, dove la sicurezza è percepita dal cliente, dove le professionalità ed il valore relazionale guadagnano un nuovo spazio e rispetto.”
“Mah, diciamo che il risultato della digitalizzazione sul settore immobiliare ha determinato poi la nascita del fenomeno chiamato proptech, che poi, al di là di quella che può essere una definizione scolastica io sono convinto che, il proptech, sia comunque un termine che porta con sé molti altri significati rispetto a quello che si può pensare. Infatti, il settore immobiliare ha comunque conosciuto trasformazioni profonde nel tempo, sia per quanto riguarda le tecniche costruttive, ancora di più se uno va a guardare quelle che sono poi le modalità anche di fruizione degli immobili, quindi come uno vive la casa oggi. Da questo punto di vista, il settore immobiliare secondo me è sicuramente molto più connesso ed aperto alle innovazioni rispetto ad altri settori, lo è molto di più di quanto si possa pensare. La trasformazione poi avviene in maniera sempre più veloce. Poi, se pensiamo ad una declinazione specifica del proptech, che è quella nell’ambito della quale ci muoviamo noi di Walliance, che è quella del crowdfunding immobiliare, basti pensare che negli Stati Uniti, questa trasformazione che c’è stata ormai da quasi un decennio, sta avvenendo, ed è un mercato che oggi vale 7 miliardi di dollari ed oltre. Anche in Italia, è un fenomeno sicuramente più recente ma comunque sta prendendo sempre più piede. Poi, è chiaro che i volumi, nel momento in cui diventano importanti, con il passare del tempo non possono che determinare un cambiamento anche profondo nel modo di interpretare e vivere il mercato a cui si riferiscono. Se consideriamo poi l’importanza che il settore immobiliare comunque riveste nel contesto nostrano, nel contesto domestico italiano, io sono veramente convinto che il proptech possa rappresentare un innesco positivo per l’economia nazionale. Ti dico, non mi sorprenderebbe se da qua, venisse fuori qualche campione italiano che possa competere su scala globale. Poi, è chiaro che, però, per arrivare a questo, è richiesto un grande sforzo da parte di tutti intendo, proprio da parte di tutti gli attori della filiera. Poi, soprattutto in termini di adattamento alle varie novità che ci sono in modo da rimanere poi al passo con i tempi. Non facile ma ne vale sicuramente la pena.”
Qualche settimana fa, nell’ambito del mio podcast PropTech Italia e del portale Unissu, ho avuto il piacere di intervistare Russell Quirk, un visionario senza peli sulla lingua.
Russell, numero 1 nella Top 10 dei principali influencer nel Regno Unito. Fondatore di Emoov, co-fondatore di Properganda PR, Investor Director in Keller Williams UK e molto altro …
Per me, e sono sicuro di non essere il solo, è sempre molto piacevole stare ad ascoltarlo perché rappresenta una fonte inesauribile di risorse.
È una figura molto influente, se prendiamo in considerazione il settore immobiliare nel mondo anglosassone. Per questo motivo, non sorprende che sia stato recentemente premiato come miglior influencer per il PropTech in UK.
Nel corso degli anni, lo abbiamo visto coinvolto in diverse conferenze ed eventi, mettendosi sempre in prima linea sulle discussioni legate al futuro dell’immobiliare, ma anche sulle implicazioni che la digital transformation porterà sulla vita di clienti e professionisti immobiliari.
Il quadro attuale del mondo PropTech
Diciamoci la verità: l’immobiliare è stato il settore tra i più lenti ad adottare la tecnologia.
Questo è vero per il Regno Unito, ma ancora di più per il resto del mondo.
I “trend-setter” per eccellenza sono sicuramente gli Stati Uniti ed il Regno Unito, ma da qualche tempo anche altre regioni d’Europa stanno cercando di fare la loro parte del lavoro.
Germania e Francia meritano una menzione in questo senso; sicuramente l’interesse crescente per Axel Springer in aziende proptech come Homeday, inizialmente, e Meilleurs Agents, recentemente, è un segnale forte.
Ma non è tutto qui, perché anche Spagna e Finlandia stanno rafforzando la loro posizione, così come l’Italia, dove grazie al PropTech Monitor siamo a conoscenza della presenza di oltre 120 aziende proptech per il solo 2019.
Tra l’altro, ho recentemente scritto un articolo su Unissu – che puoi leggere qui – sull’ascesa della PropTech italiano.
Ma in Italia, questi sviluppi si sono verificati circa 7 anni dopo che qualcosa ha iniziato a muoversi molto nel Regno Unito.
Un cambio di paradigma?
L’interesse per Axel Springer in Meilleurs Agent è un segnale che, a conferma di quanto Russell dirà più avanti nell’intervista, l’interesse si stia spostando dall’agenzia immobiliare online, fornendo servizi diretti al consumatore, a un modello in cui i servizi sono, di contro, rivolti agli agenti ed agli operatori del settore.
“Penso che la strada da percorrere in modo sostenibile per le agenzie immobiliari sia sfruttare gli agenti ed il loro personal brand, aiutandoli con l’amministrazione, la conformità e così via. Questo è quello che avrei dovuto fare diversamente con Emoov. Sarei dovuto diventare un Keller Williams nel Regno Unito già nel 2018, facendo pagare un tariffa intera dell’1,5% più IVA in caso di vendita. “
Era il 2009 quando Russell fondò Emoov, uno dei progetti più interessanti nell’intero spettro delle proptech, un business che ha attirato l’attenzione a livello globale. Non è stato il primo – la prima agenzia immobiliare online è stata Hatched di Adam Day, prima acquisita da Connells e poi chiusa nel 2018, ma certamente Russell ha saputo farsi strada e far crescere i risultati.
All’epoca, ma anche adesso, ovviamente si stava concentrando molto sull’agenzia immobiliare online, essendo stato un agente immobiliare per molto tempo.
Come forse saprai, per Emoov le cose non sono andate molto bene. Dopo 9 anni, anche dopo essersi uniti a Tepilo, Channel 4 e Urban.co.uk, dopo essere stati investiti circa 29 milioni di sterline all’interno del business, nel 2018 Emoov è entrata in amministrazione controllata e Russell ha dovuto trovare un modo alternativo per guadagnarsi da vivere.
“Avrei dovuto esplorare in modo più aggressivo con il mio CdA la possibilità di diventare un agente a tariffa piena e che utilizzava esperti locali, utilizzava la tecnologia e la centralizzazione operativa. Ed in realtà ho chiuso il cerchio quando ho iniziato a guardare cosa diavolo avrei dovuto fare per vivere. Era il gennaio 2019, mi sono chiesto: come pago le tasse scolastiche e come posso nutrire la mia famiglia?”
E qui arriva Properganda PR e così via, come ci dirà in realtà nell’intervista …
“La cosa ovvia per me era fare PR. Perché ho un profilo ed una reputazione nell’immobiliare, era naturale che lo facessi per altre persone ed ora abbiamo molti clienti che ne traggono beneficio come propaganda PR. ”
Ma non andiamo oltre…
Media links
Da questo link puoi scaricare l’intervista completa in formato pdf.
Da qui puoi ascoltare l’intervista in originale in lingua inglese.
Da quipuoi ascoltare il podcast in cui ho commentato l’intervista ed approfondito le tematiche che Russell ha toccato.