Di recente ho pubblicato un articolo per il blog di Unissu, la piattaforma di matching e di risorse interamente dedicata al proptech a livello mondiale.
Qui la nota rilasciata dall’Editor Will Darbyshire:
“C’è qualcosa che impedisce ai giganti della tecnologia di questo mondo, Google, Facebook e Amazon, di diventare leader anche nel settore immobiliare? Di certo hanno i soldi e lo status per fare un buon lavoro. Forse, cosa ancora più importante, hanno tutti i dati! Dati che attualmente vendono ad altri. E se cominciassero a conservarli per loro stessi? Michele Schirru ritorna a scrivere sul nostro blog per esplorare proprio questa tema.”
Qualche tempo fa, riflettevo sull’ecosistema di startup e di aziende più o meno consolidate che ruotano attorno al proptech italiano.
Come ci ricorda il PropTech Monitor 2019 – qui un link di riepilogo dell’evento – che si è tenuto lo scorso Dicembre al Politecnico di Milano, esistono oltre 120 realtà che fanno capo al proptech.
Mi sono chiesto quanto sarebbe risultato interessante creare uno spazio in cui condividere riflessioni e linee guida con alcune delle principali personalità legate al mondo del proptech italiano.
L’obiettivo?
Informare, educare, divulgare, conquistare gli attori del settore che ancora non hanno saputo abbracciare in pieno il cambiamento.
Per paura di lasciare la vecchia strada per quella nuova, tutto sommato per uno status quo che in qualche modo da conforto. La famosa frase: “Ho sempre fatto così e questo mi permette di mangiare, perché cambiare?”
James Baldwin disse, “il futuro è come il paradiso – tutti lo esaltano ma nessuno ci vuole andare adesso.”
Ma non solo, ovviamente dobbiamo tenere a mente anche che, se c’è qualcuno che da una parte offre servizi, dall’altra parte ci deve essere qualcuno disposto a comprare quei servizi.
Si parla di generare vibrazioni positive e di aumentare la credibilità degli operatori nei confronti del consumatore, offrire informazioni che servano all’utente.
Per esempio, dare la possibilità di conoscere e valutare meglio quali decisioni prendere e come comportarsi nello scegliere e nell’interfacciarsi con un’agenzia immobiliare online.
Ma venendo al dunque, da questo brainstorming personale sono uscito con un’iniziativa che ha alla sua base un principio di community.
Lavoriamo insieme per il bene comune facendo leva l’uno con l’altro, cresciamo e facciamo crescere l’awareness nei confronti del proptech.
Ho contattato chi si occupa di proptech come me e gli ho fatto una domanda secca e precisa: “Cosa rappresenta per te il PropTech?”
Ecco cosa ne è venuto fuori, un “Mob” degli attori del proptech, un PropTech Mob, un episodio del podcast PropTech Italia!
Cosa rappresenta per me il PropTech?
Faccio gli onori di casa…
Il PropTech è sostanzialmente la naturale evoluzione del settore immobiliare, oggi – soprattutto con riferimento all’Italia – una nicchia, ma un domani neanche troppo lontano, la rappresentazione del presente che sarà.
Nonostante l’immobiliare abbia un peso molto rilevante nell’economia degli Stati più avanzati al mondo, il settore è sempre stato tardivo nell’adottare la tecnologia.
In Italia, le nuove tecnologie e l’innovazione, la digitalizzazione dei servizi, hanno dovuto affrontare venti forti e contrari che hanno rallentato di molto il corso degli eventi, soprattutto rispetto ad altri Stati illuminati, ma anche perché gli operatori “tradizionali” sono spesso stati riluttanti e poco convinti nell’abbracciare il cambiamento.
Tuttavia, negli ultimi cinque anni, una volta entrati nella nuova era dell’innovazione dirompente, giustificata prevalentemente dalla crescente adozione della tecnologia da parte dei consumatori in svariati settori, come il retail, le assicurazioni, il fintech, il proptech è finalmente entrato con merito nella lista delle principali tendenze del settore.
Ci è voluto un po’ per iniziare, ma si continua a guadagnare rapidamente slancio e visibilità. Ogni giorno, nei giornali e nelle principali testate online, si parla di una nuova proptech, di un nuovo round di finanziamento, di un nuovo servizio sviluppato dalla startup di turno.
Il futuro è già qui, per chi lo sa apprezzare e vuole mettersi in gioco.
Cosa rappresenta per gli altri del PropTech Mob?
Ovviamente, arrivato a questo punto, ho fatto la stessa domanda ad alcuni amici e professionisti che si occupano di immobiliare e/o ricoprono ruoli e posizioni importanti in aziende operanti nel proptech.
Quello che è emerso è stato fantastico.
In ordine sparso, ecco la rosa degli amici intervenuti nel PropTech Mob:
“Se ti devo rispondere alla domanda: “Cosa rappresenta per me il proptech?”, in una parola ti vorrei dire: evoluzione. Evoluzione, sicuramente del modo in cui le persone entrano in relazione col mondo immobiliare, quindi a seconda dei vari punti di vista e angoli diversi del modo in cui si compra casa, nel modo in cui si vende casa, nel modo in cui si visita una casa. Ma si può anche arrivare alla gestione dei patrimoni immobiliari ed alla valutazione basata sugli algoritmi. Dal mio punto di vista di fondatore di RockAgent, un’agenzia immobiliare ibrida che vuole aiutare le persone a vendere casa in maniera più semplice più veloce. Sicuramente l’evoluzione nel modo in cui un privato affronta il processo di compravendita immobiliare. L’evoluzione sta in una valutazione basata su dati scientifici e non sull’esperienza di un essere umano. Sulla possibilità di avere una visita virtuale dell’immobile, la possibilità di avere la trasparenza tanto desiderata all’interno di questo settore attraverso delle aree dedicate al cliente che in tempo reale può sapere, può conoscere lo stato d’avanzamento lavori della trattativa, della compravendita immobiliare, e tanto, tanto altro. Per concludere, sicuramente in Italia siamo al capitolo 1 dell’evoluzione. C’è tanto, tanto da dire e da costruire. Però sicuramente la strada è quella buona. “
“Per me una proptech è una società del settore immobiliare che utilizza molta tecnologia. A differenza delle società tradizionali, che utilizzano dei processi analogici e prendono decisioni in funzione dell’esperienza, una società proptech ha completamente digitalizzato tutto il suo processo e prende decisioni in funzione dell’analisi di Big Data. Questo significa per il cliente maggiore trasparenza, delle migliori prestazioni del servizio ed un vantaggio economico.”
Edoardo Ribichesu, CEO & co-Founder di Realisti.co
“Per me, significa offrire alle persone un modo nuovo, più efficiente e più trasparente, di approcciarsi al mercato immobiliare. Il mercato immobiliare è un settore ancora purtroppo ancorato a retaggi e processi molto molto antichi, si può dire che possono essere resi più efficienti, possono essere resi anche più trasparenti a beneficio dell’utenza finale, di chi in quegli immobili ci dovrà lavorare e passare la vita, scegliere di invecchiare, facendo delle scelte più consapevoli e soprattutto avendo un’esperienza meno faticosa quando si tratta di cambiare l’immobile in cui si vive.”
“Proptech per me significa andare a dormire e pensare a come poter valorizzare le informazioni che quotidianamente raccogliamo con il nostro portale. Il nostro obiettivo, è quello di agevolare il processo di transazione grazie al web, allo stesso tempo aumentare le opportunità di business per i nostri clienti, ossia le agenzie immobiliari. Quando mi sveglio la mattina, mi confronto con il mio team per capire quali siano le esigenze di chi ricerca un immobile online, allo stesso tempo cerchiamo di capire come facilitare il lavoro dei professionisti. Il nostro core business rimane quello legato alla generazione di lead. Utilizziamo i Big Data raccolti internamente per fornire strumenti evoluti ai professionisti. Per quanto mi riguarda il proptech è una grande opportunità di crescita per il settore immobiliare. Un settore che, per definizione, è un settore tradizionale. Credo che i portali immobiliari, in quanto fulcro dell’incrocio tra domanda e offerta, siano in pole position per guidare questo processo di innovazione. I Big Data, ossia le informazioni, i dati, sono il petrolio del futuro, la rete è il canale di raccolta di questi dati ed allo stesso tempo il canale di distribuzione. Starà quindi ai professionisti trasformare questa ingente mole di dati in valore per la loro attività e per il mercato immobiliare intero.”
“Per me proptech significa agevolare la vita delle persone e rendere il loro quotidiano più semplice. Oggi abbiamo tutti pochissimo tempo a disposizione, siamo tutti presi da miliardi di cose da fare e la tecnologia ci può assolutamente rendere la vita più facile. Il proptech per me oggi dev’essere semplice, deve permettere al cliente, all’utilizzatore di trovare con pochi click quello che va cercando, di completare il funnel di vendita qualsiasi esso sia, di avere le informazioni a portata di mano che difficilmente riuscirebbe a ottenere nel mercato tradizionale che deve andare in questa direzione, deve essere semplice facile e deve ragionare con l’intuizione che ha un bambino. Ricordiamoci bene che, chi oggi utilizza il proptech, non sempre è nativo digitale e di conseguenza ha la necessità di avere processi facili. Perché se il processo è facile, uno non si stanca e lo utilizza, dall’altro lato dobbiamo far l’educazione per chi lo va a proporre. Manca una forma di educazione sul proporsi e posizionarsi sul mercato con la tecnologia.”
“Secondo me la parola proptech può essere definita con il termine evoluzione. Evoluzione tanto del settore quanto del rapporto di quest’ultimo verso i clienti. Evoluzione intesa come, da un lato la crescita dei servizi offerti da tutti gli operatori in termini di Customer Experience, dall’altro come crescita delle aspettative dei clienti che sono dettate oltre che dal progresso tecnologico, anche dalle nuove abitudini che il progresso ha creato, dove velocità, semplicità, efficienza, sono ormai lo standard minimo, che sia per ordinare una pizza, prenotare un volo, acquistare una maglietta, o perché no, anche comprare vendere casa. Per quanto riguarda per esempio l’intermediazione, stiamo assistendo ad un’evoluzione con la nascita di modelli di agenzia immobiliare digitale, o ibrida, ed anche i primi segnali di cambiamento nel modello organizzativo delle agenzie immobiliari cosiddette tradizionali, che tra l’altro, hanno la stessa visione di agente immobiliare digitale, cioè dove l’agenzia utilizza la tecnologia per accrescere la reputazione nella propria zona di riferimento e per migliorare il Customer journey. Che piaccia o no, la tecnologia come abbiamo visto ha già rivoluzionato interi settori e professioni. Siamo all’alba di un’evoluzione epocale del settore immobiliare che è stato per troppo tempo bloccato nel passato e mai come oggi sta correndo veramente veloce verso un nuovo futuro.”
Federico Pagliuca, AD di Relabora & Founder di iRealtors
“Per me il proptech non è semplicemente il connubio di due parole, ma un insieme di ingredienti che, mischiati, possono portare valore nel settore immobiliare. E quali sono questi ingredienti? Io vi parlo dei tre principali che ho individuato. Il primo ingrediente è senz’altro il team che condivide una vision ed una mission comune, che con tanta determinazione e passione desidera risolvere e colmare un bisogno del settore. Una lacuna che da anni si presenta. Il secondo ingrediente è creare un processo nuovo, un processo inesplorato, magari tramite una tecnologia disruptive che possa offrire una customer experience nuova ed efficace. Ed il terzo è sicuramente avere tanta resilienza. Sì, perché creare una start up, creare una proptech, non è facile. Lungo il percorso le difficoltà e le insidie sono molte, e solo con tanta passione e determinazione, e soprattutto resilienza, si può avere successo, contribuendo così alla crescita del settore.”
“Dunque, che cos’è il proptech? Per me rappresenta un’opportunità, un’opportunità per noi operatori del settore immobiliare di apportare un valore ad un sistema che più di ogni altro, probabilmente, ha bisogno di aria fresca, di emergere da quelle sabbie mobili che un sistema istituzionale burocratico molto ingessato ha creato negli anni. È anche un’opportunità per lo stesso ecosistema immobiliare di evolvere insieme alle nuove tecnologie, quindi di rinnovarsi e di adeguarsi ai tempi moderni, adattandosi un po’ a quelli che saranno i nuovi protagonisti del settore, sia nelle vesti di professionisti che nelle vesti di clienti, quindi è un rinnovamento, una spinta diciamo, verso il futuro dell’immobiliare, che sarà comunque il volto nuovo di cui l’immobiliare di certo non può più fare a meno.”
“Che cos’è il proptech. Credo sia il punto di equilibrio tra tecnologia e mattoni, il proptech è un ambasciatore di sicurezza, efficienza, trasparenza, efficacia. Il proptech è anche responsabilità nei confronti del mercato delle persone, della comunità immobiliare degli operatori. Il proptech è semplificazione, sintesi, è opportunità. Il proptech non deve per forza fare rima con risparmio economico, ma di tempo si, e deve migliorare la qualità della vita, dalla domotica alle visite virtuali, dalle piattaforme di gestione dati alle app per cercare una casa o un mutuo, un traslocatore, una ristrutturazione ed un investimento in crowfunding. La tecnologia che mette in relazione persone e immobili è proptech. Anche digitalizzare alcuni processi della compravendita immobiliare è proptech. Più che di rivoluzione mi piace parlare di evoluzione, dove la ruota quadrata diventa rotonda, dove l’informazione è trasparente, dove la sicurezza è percepita dal cliente, dove le professionalità ed il valore relazionale guadagnano un nuovo spazio e rispetto.”
“Mah, diciamo che il risultato della digitalizzazione sul settore immobiliare ha determinato poi la nascita del fenomeno chiamato proptech, che poi, al di là di quella che può essere una definizione scolastica io sono convinto che, il proptech, sia comunque un termine che porta con sé molti altri significati rispetto a quello che si può pensare. Infatti, il settore immobiliare ha comunque conosciuto trasformazioni profonde nel tempo, sia per quanto riguarda le tecniche costruttive, ancora di più se uno va a guardare quelle che sono poi le modalità anche di fruizione degli immobili, quindi come uno vive la casa oggi. Da questo punto di vista, il settore immobiliare secondo me è sicuramente molto più connesso ed aperto alle innovazioni rispetto ad altri settori, lo è molto di più di quanto si possa pensare. La trasformazione poi avviene in maniera sempre più veloce. Poi, se pensiamo ad una declinazione specifica del proptech, che è quella nell’ambito della quale ci muoviamo noi di Walliance, che è quella del crowdfunding immobiliare, basti pensare che negli Stati Uniti, questa trasformazione che c’è stata ormai da quasi un decennio, sta avvenendo, ed è un mercato che oggi vale 7 miliardi di dollari ed oltre. Anche in Italia, è un fenomeno sicuramente più recente ma comunque sta prendendo sempre più piede. Poi, è chiaro che i volumi, nel momento in cui diventano importanti, con il passare del tempo non possono che determinare un cambiamento anche profondo nel modo di interpretare e vivere il mercato a cui si riferiscono. Se consideriamo poi l’importanza che il settore immobiliare comunque riveste nel contesto nostrano, nel contesto domestico italiano, io sono veramente convinto che il proptech possa rappresentare un innesco positivo per l’economia nazionale. Ti dico, non mi sorprenderebbe se da qua, venisse fuori qualche campione italiano che possa competere su scala globale. Poi, è chiaro che, però, per arrivare a questo, è richiesto un grande sforzo da parte di tutti intendo, proprio da parte di tutti gli attori della filiera. Poi, soprattutto in termini di adattamento alle varie novità che ci sono in modo da rimanere poi al passo con i tempi. Non facile ma ne vale sicuramente la pena.”
Oggi parliamo di investimenti, startup e di proptech, acronimo inglese che sta per property technology.
Nel PropTech ricade tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata al settore immobiliare.
Nelle scorse settimane è andato online anche il mio nuovo podcast completamente dedicato a questo mondo: PropTech Italia.
Da questo punto, sono partito a fare una considerazione che vorrei condividere con te.
Investire in startup è conveniente?
Immaginiamo che abbia a disposizione 50.000 euro.
Perché, per esempio, anziché investire in un appartamento da mettere a reddito, non considerare di investirli in una startup?
Ti faccio due conti in tasca… permettimelo.
Nell’ipotesi di acquisto immobile, avrai previsto di pagarci la mediazione per l’agenzia immobiliare, il notaio, due lavoretti di manutenzione, il resto darlo al proprietario come caparra per fare poi leva attraverso la banca.
Figurati, con il bassissimo costo del denaro oggi è assolutamente sensato fare un mutuo a tasso fisso.
In sei mesi avrai completato il processo e sarai diventato proprietario di un immobile pronto da mettere a reddito.
Dopo una ricerca non facile dell’inquilino, riceverai un canone di locazione di circa 800 euro al mese, a fronte di un costo d’acquisto intorno ai 180.000 euro. Rendita lorda: 5,3%.
Avrai acceso un mutuo a 25 anni con una rata di circa 500 euro al mese.
Insomma, pagata la rata del mutuo, tra varie ed eventuali e spese di manutenzione ti rimarranno in tasca circa 100 euro al mese.
Non male, avrai poi da considerare che, tra 10 anni, il mercato immobiliare sarà comunque ripartito e potrai vendere l’immobile ad un costo superiore di quanto l’abbia pagato oggi.
Certo, in 10 anni potresti andare incontro a morosità o danni vari all’immobile, ma tutto sommato non dovresti avere grosse problematiche se hai comprato a sconto.
Ma ora passiamo all’altra possibilità di investimento.
Supponiamo che il valore di una startup nata da qualche mese e che opera nell’ambito proptech sia stimato in circa 2 milioni di euro.
Con 50K ti porteresti a casa circa il 2,5% della società.
Mettiamo il caso che le cose vadano bene, nel giro di qualche anno il business parta, ci sia movimento e flusso di denaro per produrre fatturato ed utili importanti, e che, conseguentemente, in cinque anni, il valore della startup vada su di 10 volte.
Questo vuol dire che, i tuoi 50K, in cinque anni diventerebbero circa 500.000 euro! La bellezza di 10 volte l’investimento iniziale… 🙂
Pensi sia impossibile? È in realtà molto probabile che, scegliendo la startup giusta e soprattutto il team giusto, ci sia un rientro di questo tipo.
Investire in startup è un fenomeno abbastanza recente per l’Italia
Siamo molto lontani dalle cifre miliardarie che si sentono in giro per il web e telegiornali, mega importi raggiunti soprattutto dalle startup americane. Non parlo solo di startup tecnologiche come Whatsapp, Google, Facebook, etc. Parlo di realtà immobiliari…
Per esempio, sapevi che Opendoor – il primo iBuyer della storia – ha raccolto in 6 anni oltre 1 miliardo di dollari in equity ed oltre 3 miliardi di dollari in finanziamenti? Incredibile!
Tra l’altro, sempre nello stesso segmento di mercato, anche in Italia con Casavo abbiamo raggiunto circa 100 milioni di euro tra equity e finanziamenti. Qui la notizia.
Ci sono sempre più persone che, limitatamente alle loro possibilità, decidono di investire il loro patrimonio in startup che promettono di risolvere un problema diffuso ed innovare.
Immagino abbia anche capito che si tratti di un investimento ad altissimo rischio. Ma come ti spiegavo poche righe sopra, esiste anche un alto potenziale di rendimento.
Quando si investe in startup ci sono diversi punti da tenere in considerazione, scopriamoli insieme aiutandoci anche con questo articolo pubblicato originariamente su Fintastico.
Quali sono i motivi per cui dovresti mettere gli occhi addosso ad una startup
Diversificare gli investimenti.
Investire in startup significa investire nell’economia reale, investire in aziende che hanno un elevato potenziale di crescita, e significa entrare in contatto con un mercato sì d’avanguardia, ma anche sicuro e regolamentato. Soprattutto facendo riferimento all’equity crowdfunding, dove le piattaforme devono essere autorizzate dalla Consob.
Contribuire all’innovazione del paese.
Investire in una startup significa, anche, contribuire all’innovazione del proprio paese: stai dando una mano a sviluppare un prodotto o un servizio innovativo che potrebbe cambiare la vita di tutti i giorni di molte persone. L’intenzione dunque, oltre ai fini ovvi di un investimento, è quello di dare il proprio contributo all’innovazione, creare nuovi posti di lavoro, rilanciare il settore e partecipare per migliorare l’ecosistema globale.
Detrazione fiscale.
Oltre alla possibilità di veder crescere il tuo investimento nel tempo, puoi detrarre il tuo investimento. Se investi in una startup hai il diritto a una detrazione fiscale del 40% sul tuo investimento. Stesso discorso per le PMI innovative, per le quali è sempre riservata la detrazione al 40%.
Come valutare un investimento in startup?
Le startup si inseriscono nel mercato per risolvere un problema nel loro specifico settore e proprio per questo crescono molto velocemente.
Il tasso di crescita vale come unità di misura del successo, utilizzando parametri di riferimento come i ricavi, utenti attivi giornalieri/mensili, clienti nuovi rispetto a quelli già esistenti, etc.
Quando questi parametri iniziano a stabilizzarsi (per esempio, il numero di nuovi clienti ogni mese diventa costante) è un problema perché la crescita sta rallentando: è un brutto segno, visto che il punto forte delle startup è proprio una crescita rapida e continua.
Parliamo di una media di 5-7 anni di spazio temporale…
Possiamo generare un ritorno molto ampio che può rientrare in una di queste tipologie:
ritorno sugli importi investiti nel caso in cui la società venga venduta a terzi (solitamente grossi competitors, fondi di investimento, che decidono di acquisire le startup permettendo agli investitori di cedere le proprie quote e realizzare una plusvalenza);
quotazione in borsa dell’azienda (ciò permette agli investitori di cedere sul mercato le proprie quote/azioni);
distribuzione di utili, che però resta comunque a discrezione dell’azienda.
Tieni presente, però, che ’ultimo punto non può essere applicato alle startup innovative: le startup innovative infatti hanno il divieto di distribuire utili per almeno 5 anni, cioè fintanto che viene mantenuto lo status di “startup innovativa”.
Superato questo periodo di tempo, oppure uscendo dal regime di startup innovativa per propria scelta, anche le startup possono distribuire utili e consentire un ritorno sugli investimenti ai suoi investitori.