Oggi parliamo di investimenti, startup e di proptech, acronimo inglese che sta per property technology.
Nel PropTech ricade tutto ciò che è innovazione e tecnologia applicata al settore immobiliare.
Nelle scorse settimane è andato online anche il mio nuovo podcast completamente dedicato a questo mondo: PropTech Italia.
Da questo punto, sono partito a fare una considerazione che vorrei condividere con te.
Investire in startup è conveniente?
Immaginiamo che abbia a disposizione 50.000 euro.
Perché, per esempio, anziché investire in un appartamento da mettere a reddito, non considerare di investirli in una startup?
Ti faccio due conti in tasca… permettimelo.
Nell’ipotesi di acquisto immobile, avrai previsto di pagarci la mediazione per l’agenzia immobiliare, il notaio, due lavoretti di manutenzione, il resto darlo al proprietario come caparra per fare poi leva attraverso la banca.
Figurati, con il bassissimo costo del denaro oggi è assolutamente sensato fare un mutuo a tasso fisso.
In sei mesi avrai completato il processo e sarai diventato proprietario di un immobile pronto da mettere a reddito.
Dopo una ricerca non facile dell’inquilino, riceverai un canone di locazione di circa 800 euro al mese, a fronte di un costo d’acquisto intorno ai 180.000 euro. Rendita lorda: 5,3%.
Avrai acceso un mutuo a 25 anni con una rata di circa 500 euro al mese.
Insomma, pagata la rata del mutuo, tra varie ed eventuali e spese di manutenzione ti rimarranno in tasca circa 100 euro al mese.
Non male, avrai poi da considerare che, tra 10 anni, il mercato immobiliare sarà comunque ripartito e potrai vendere l’immobile ad un costo superiore di quanto l’abbia pagato oggi.
Certo, in 10 anni potresti andare incontro a morosità o danni vari all’immobile, ma tutto sommato non dovresti avere grosse problematiche se hai comprato a sconto.
Ma ora passiamo all’altra possibilità di investimento.
Supponiamo che il valore di una startup nata da qualche mese e che opera nell’ambito proptech sia stimato in circa 2 milioni di euro.
Con 50K ti porteresti a casa circa il 2,5% della società.
Mettiamo il caso che le cose vadano bene, nel giro di qualche anno il business parta, ci sia movimento e flusso di denaro per produrre fatturato ed utili importanti, e che, conseguentemente, in cinque anni, il valore della startup vada su di 10 volte.
Questo vuol dire che, i tuoi 50K, in cinque anni diventerebbero circa 500.000 euro! La bellezza di 10 volte l’investimento iniziale… 🙂
Pensi sia impossibile? È in realtà molto probabile che, scegliendo la startup giusta e soprattutto il team giusto, ci sia un rientro di questo tipo.
Investire in startup è un fenomeno abbastanza recente per l’Italia
Siamo molto lontani dalle cifre miliardarie che si sentono in giro per il web e telegiornali, mega importi raggiunti soprattutto dalle startup americane. Non parlo solo di startup tecnologiche come Whatsapp, Google, Facebook, etc. Parlo di realtà immobiliari…
Per esempio, sapevi che Opendoor – il primo iBuyer della storia – ha raccolto in 6 anni oltre 1 miliardo di dollari in equity ed oltre 3 miliardi di dollari in finanziamenti? Incredibile!
In questo podcast racconto meglio la loro storia.
Tra l’altro, sempre nello stesso segmento di mercato, anche in Italia con Casavo abbiamo raggiunto circa 100 milioni di euro tra equity e finanziamenti. Qui la notizia.
Ci sono sempre più persone che, limitatamente alle loro possibilità, decidono di investire il loro patrimonio in startup che promettono di risolvere un problema diffuso ed innovare.
Immagino abbia anche capito che si tratti di un investimento ad altissimo rischio. Ma come ti spiegavo poche righe sopra, esiste anche un alto potenziale di rendimento.
Quando si investe in startup ci sono diversi punti da tenere in considerazione, scopriamoli insieme aiutandoci anche con questo articolo pubblicato originariamente su Fintastico.
Quali sono i motivi per cui dovresti mettere gli occhi addosso ad una startup
Diversificare gli investimenti.
Investire in startup significa investire nell’economia reale, investire in aziende che hanno un elevato potenziale di crescita, e significa entrare in contatto con un mercato sì d’avanguardia, ma anche sicuro e regolamentato. Soprattutto facendo riferimento all’equity crowdfunding, dove le piattaforme devono essere autorizzate dalla Consob.
Contribuire all’innovazione del paese.
Investire in una startup significa, anche, contribuire all’innovazione del proprio paese: stai dando una mano a sviluppare un prodotto o un servizio innovativo che potrebbe cambiare la vita di tutti i giorni di molte persone. L’intenzione dunque, oltre ai fini ovvi di un investimento, è quello di dare il proprio contributo all’innovazione, creare nuovi posti di lavoro, rilanciare il settore e partecipare per migliorare l’ecosistema globale.
Detrazione fiscale.
Oltre alla possibilità di veder crescere il tuo investimento nel tempo, puoi detrarre il tuo investimento. Se investi in una startup hai il diritto a una detrazione fiscale del 40% sul tuo investimento. Stesso discorso per le PMI innovative, per le quali è sempre riservata la detrazione al 40%.
Come valutare un investimento in startup?
Le startup si inseriscono nel mercato per risolvere un problema nel loro specifico settore e proprio per questo crescono molto velocemente.
Il tasso di crescita vale come unità di misura del successo, utilizzando parametri di riferimento come i ricavi, utenti attivi giornalieri/mensili, clienti nuovi rispetto a quelli già esistenti, etc.
Quando questi parametri iniziano a stabilizzarsi (per esempio, il numero di nuovi clienti ogni mese diventa costante) è un problema perché la crescita sta rallentando: è un brutto segno, visto che il punto forte delle startup è proprio una crescita rapida e continua.
Parliamo di una media di 5-7 anni di spazio temporale…
Possiamo generare un ritorno molto ampio che può rientrare in una di queste tipologie:
- ritorno sugli importi investiti nel caso in cui la società venga venduta a terzi (solitamente grossi competitors, fondi di investimento, che decidono di acquisire le startup permettendo agli investitori di cedere le proprie quote e realizzare una plusvalenza);
- quotazione in borsa dell’azienda (ciò permette agli investitori di cedere sul mercato le proprie quote/azioni);
- distribuzione di utili, che però resta comunque a discrezione dell’azienda.
Tieni presente, però, che ’ultimo punto non può essere applicato alle startup innovative: le startup innovative infatti hanno il divieto di distribuire utili per almeno 5 anni, cioè fintanto che viene mantenuto lo status di “startup innovativa”.
Superato questo periodo di tempo, oppure uscendo dal regime di startup innovativa per propria scelta, anche le startup possono distribuire utili e consentire un ritorno sugli investimenti ai suoi investitori.